Progetti / Astucci e scatole

Venchi

PARLIAMO SUBITO DEL PROGETTO VENCHI: GLI OBIETTIVI, LE RAGIONI DI QUESTO LAVORO.
Mi è stato chiesto di immaginare una linea di prodotti di fascia alta da presentare nei nuovi canali di distri-buzione Venchi, brand italiano del cioccolato fondente e del gianduia, che aveva deciso di inaugurare, in concomitanza con l’apertura dei mer-cati internazionali, era il 2013, nuovi format monomarca: le Cioccogelate-rie. Si trattava quindi di lavorare su un’immagine nuova, meno austera di quella tradizionale della marca, creando una nuova identità fondata su tre caratteri: tradizione, eleganza, ironia. Il lavoro è stato sviluppato in-sieme con Margherita Paleari. 

COSA HA VISTO L’AZIENDA IN VOI?IN CHE MODO VI SIETE AGGIUDICATE QUESTO PROGETTO?Abbiamo vinto una gara, forse però ha giocato a mio favore anche il mio background, soprattutto il master in Furniture Design che ho preso alla University of Art and Design di Hel-sinki, un’esperienza fondamentale che mi ha insegnato molto sul piano della progettazione, e che ha lasciato pensare alla committenza che fossi la persona giusta. 

QUAL È LA RICADUTA DELLA SUA ESPERIENZA A HELSINKI RISPETTO AL PROGETTO VENCHI?Nella mia esperienza finlandese ho imparato ad avere un approccio prag-matico al progetto, non solo teorico. Quando ho cominciato a studiare design dell’arredo i miei insegnati mi hanno subito fatto capire l’impor-tanza di creare prototipi di mobili in cartone o in legno. Posso dire che que-sto metodo, ancora oggi, è la cifra del mio lavoro. Il prototipo è la mia regola operativa. È uno strumento importan-te del procedere nella progettazione, il modo più giusto per capire se hai dato le proporzioni corrette a un oggetto, a un packaging, ma anche per valutare la tua prima idea: la forma, i dettagli realizzativi, la funzionalità. Insomma è una necessaria simulazione che mi serve a rendere evidente l’esperienza del prodotto, eliminare errori, trovare nuove soluzioni o alternative.

TORNIAMO A VENCHI. DA COSA È PARTITA PER RIFARE IL LOOK AL CIOCCOLATO VENCHI? 
Il progetto è nato a partire dalla revi-sione del logo, racchiuso all’interno di un cerchio. Il cerchio racconta la sensorialità, la rotondità e insieme la morbidezza del cioccolato. 

COME È NATO IL PAY OFF ‘BUONO, BUONISSIMO’?
Abbiamo studiato un pay off capace di esaltare le tre caratteristiche del prodotto: la qualità altissima degli ingredienti di base; la sua ‘italianità’ (una italianità che fosse comprensi-bile anche sui mercati internaziona-li). Il gianduiotto è simbolo del cioc-colato italiano che Venchi produce da 140 anni con nocciole del Pie-monte pistacchi siciliani e olio ligu-re. Terzo aspetto, il carattere goloso. Abbiamo deciso infatti per ‘Buono, buonissimo’, utilizzando un superla-tivo che potesse funzionare anche da richiamo all’opera lirica.

LA GAMMA VENCHI È MOLTO DIVERSIFICATA. DALLE PRALINE AI GELATI, PER NON PARLARE 
DI CREMINI, GIANDUIOTTI…COME HA FATTO A ‘UNIFICARE’ L’INSIEME DEI PRODOTTI DI LINEA, A DARE LORO UN’IDENTITÀ?

È stato un lavoro orientato proprio in questo senso: coerenza e omoge-neizzazione tra i prodotti di gamma, pulizia, riordino. C’è, in tutti prodot-ti della gamma, il tema comune del tempo: la data storica di fondazione dell’azienda, 1878, è sempre riporta-ta. La palettina è il simbolo del mon-do del gelato che figura nell’immagi-ne della linea completa, così come i piccoli cerchietti simulano le praline.

PARLIAMO DEI PACKAGING: LATTE, CAPPELLIERE, SHOPPER…Sono più di 40 i packaging che ho progettato. Comincio dalle latte, cui sono molto affezionata e che hanno avuto un grande successo. Da sempre Venchi utilizza bellissime latte stori-che come packaging. Per restare nel solco della tradizione e, allo stesso tempo, dichiarare il mio nuovo approccio, ho studiato delle latte tona-lizzate rame giovane, con coperchio punzonato, come una volta. Il colore racconta l’italianità del prodotto e, insieme, la sua tradizione. Il rame giovane, quasi un oro rosa, è simbolo della cioccolateria. La tonalità esatta di questo colore l’ho ‘raggiunta’ con le lamine.  Tutto, nella retail collection, è giocato tra i marroni e gli elementi color rame. 
Le cappelliere ad esempio – che vengono proposte con una selezione di cioccolattini misti – sono in quattro diverse misure, la fascia decorativa che distanzia il fondo dal coperchio è completamente stampata con lamina a caldo rame ma, una volta chiusa, ri-vela solo una elegante linea di pattern. Le altre scatole della gamma, tonde o quadrate, sono in carta Cordenons Malmero Tourbe. Quanto ai gian-duiotti, devo confessare che sono mol-to legata alla borsa-gianduiotto: una shopper un po’ ironica che consente a chi l’acquista di portarsi a casa, oltre al cioccolato, un cioccolatino gigante.

SI È FATTA UNA BUONA ESPERIENZA DI TECNICHE DI STAMPA IN QUESTO PERIODO?
Tutto quello che so l’ho imparato sul campo, par-lando con gli stampatori che mi hanno sempre aiu-tato a capire cosa poteva essere realizzato e come. Mi posso definire un’autodidatta in fatto di tecniche di stampa. Ho imparato quello che mi serve ri-volgendo domande ai fornitori. Spesso sei portata a pensare che una soluzione sia facile e scontata, ma non è così. Certe cose si possono fare, altre no. 

QUALI SONO GLI STAMPATORI DI CUI SI È SERVITA PER LA LINEA VENCHI?
Sono tanti, non posso fare i nomi, tutti selezionati di volta in volta dall’azienda.

LEI LAVORA COME ART DIRECTOR ANCHE PER ICMA, AZIENDA ITALIANA FAMOSA PER LE STUPEFACENTI NOBILITAZIONI DELLE SUE CARTE. COSA HA FATTO PER LORO?
La mia collaborazione con Icma è cominciata da poco, nell’ aprile di quest’anno. Le loro carte sono meravigliose è questo per me è molto stimolante dal punto di vista creativo. Ho realizzato un invito per Luxepack 2016 con l’obiettivo di esprimere la straordinaria bellezza delle carte. Per raccontare l’azienda e i suoi prodotti ho voluto puntare tutto sui numeri di Icma: il numero delle texture dispo-nibili, delle finiture, il numero dei colori, i loro 83 anni di storia. In prospettiva mi piacerebbe anda-re a ripescare nel background dell’azienda per fare innovazione. Ma siamo solo all’inizio della mia collaborazione. Con le carte Icma le possibilità creative sono infinite.

14/04/2017

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