Il fenomeno della personalizzazione estrema ha contagiato anche il mondo della calzatura. In particolare le sneakers, che grazie al connubio tra tecnologia, materiali innovativi e collaborazioni creative è diventata un mezzo espressivo dal potenziale altissimo. Ne abbiamo parlato con Dieter Jancart (Agfa), Nicola Posarelli (Esanastri), Paolo Organo e Massimiliano Klimciuk (Canon Italia), Marco Serughetti (SEDDYS) e Jacopo de Carli (DJC).
Di Caterina Pucci | Su PRINTlovers 103
«C’è stato un periodo a New York che per capire chi fossi bastava guardarti i piedi. Era un modo per dire: questo sono io». A dirlo è Doze Green, uno dei pionieri della cultura hip-hop, che riassume in poche parole il significato di quella che da anni viene definita “sneaker culture”: un fenomeno culturale che ha visto la classica calzatura con suola in gomma trascendere la propria funzione originaria di scarpa sportiva per diventare strumento di espressione personale, attraverso il quale affermare la propria identità stilistica, al pari di altri capi di abbigliamento come i jeans e le t-shirt. Secondo i pronostici, il mercato delle sneakers raggiungerà un valore di 120 miliardi di dollari entro il 2026. Guardando al solo segmento del reselling, si stima che il mercato statunitense della rivendita di scarpe da ginnastica passerà da 2 miliardi di dollari a ben 30 entro il 2030. Buona parte di questo successo è dettato dal cambio di passo avvenuto durante la pandemia, che ha portato sempre più consumatori a preferire un abbigliamento confortevole, con conseguente aumento delle vendite di athleisure. Contestualmente, i marchi di alta moda hanno incrementato le collaborazioni con brand sportivi, dando vita a edizioni limitate che vanno a ruba entro poche ore dalla messa in commercio. La richiesta di customizzazione estrema ha portato inoltre alla nascita di piattaforme made-to-order – si pensi a “Nike By You” – dove i clienti possono scegliere modello, colore, tomaia, stampa seguendo la creazione della scarpa dei propri sogni passo per passo. In questo contesto, l’introduzione di tecnologie di stampa su pelle e tessuto sempre più performanti e lo sviluppo di materiali innovativi si sono rivelati fondamentali per venire incontro alle nuove esigenze dei consumatori.
La sfida della stampa in digitale su pelle
L’introduzione della stampa ink- jet nell’industria della calzatura ha permesso di azzerare i costi di avviamento, consentendo ai marchi di realizzare in modo semplice e veloce pezzi unici o tirature più consistenti allo stesso costo per copia, senza dover ridisegnare la forma del singolo accessorio. «Facendo ricerche nel settore della pelle e della moda abbiamo scoperto che la richiesta di articoli più esclusivi e iterazioni più rapide delle collezioni è diventato un tema di enorme rilevanza per i brand» spiega Dieter Jancart, Segment Manager High End Systems DPS di Agfa. «Una delle criticità legate alla stampa su pelle è dovuta al fatto che non si tratta di un materiale standardizzato: ogni lotto può presentare delle differenze, che possono influire sulla qualità e sulla resa del prodotto finito. Tradizionalmente, i conciatori rifiniscono i propri prodotti con prodotti poliuretanici volti a proteggere la pelle e conferire caratteristiche specifiche quali morbidezza, pienezza, resa del colore, smerigliabilità e resistenza meccanica. Applicare una stampa sulla pelle conciata può portare a screpolature e distacchi dello strato stampato». Per ovviare al problema, Agfa ha dedicato anni al processo di concia per capire come adattare il proprio processo di stampa, senza compromettere le caratteristiche e la qualità della pelle. «Il frutto di questo lavoro di R&D è la tecnologia Alussa, in cui la chimica degli inchiostri è stata adattata affinché lavori in sintonia con le sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione della pelle. Chiaramente la sfida principale consiste nell’approcciare un mondo come quello della conceria, con caratteristiche ben diverse da quello della tipografia, affinché possa abbracciare i vantaggi di un nuovo tipo di tecnologia e nuove competenze».
Serigrafia o digitale? Dipende dall’effetto finale
La scelta della tecnica di stampa, serigrafica o digitale, dipende dal tipo di supporto che dovrà essere decorato – se pelle o tessuto – e dall’effetto che si desidera ottenere. Il digitale consente di utilizzare molteplici colori e sfumature e ottenere piccolissimi dettagli. La serigrafia consente di realizzare effetti particolari (metallizzato, perlescenze, glitter, floccati, goffrato) ma richiede una preparazione prestampa più complessa che prevede l’utilizzo di pellicole e l’incisione di telai. «Lavoriamo con brand di moda, calzaturifici, concerie, sempre cercando di creare una sinergia col cliente per soddisfare le sue richieste – spiega Nicola Posarelli, titolare di Esanastri – che variano molto a seconda dei trend stagionali, anche se negli ultimi anni l’animalier ha dominato il mercato della calzatura e dell’abbigliamento. La pelletteria segue dettami leggermente differenti: le personalizzazioni sono più evidenti anche con logature abbinate a effetti come laminatura e click».
Il connubio tra tecnologie e materiali
C’è da dire che il mondo conciario, per sua natura vocato all’innovazione, ha iniziato a introdurre tecniche di stampa diverse in tempi non sospetti, procedendo per tentativi ed esperimenti. Ogni azienda conciaria ha così messo a punto la propria “ricetta segreta”.
«Per i costruttori di tecnologie è fondamentale lavorare in stretta collaborazione con i produttori di materiali per mettere a punto soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di mercati diversi. Per Canon, che ha fatto della personalizzazione estrema (mass customization) e la Total Experience il proprio leitmotiv, l’occasione è arrivata grazie alla partnership con un’importante realtà italiana, azienda specializzata nella creazione di supporti per la stampa digitale. Lavorando in sinergia abbiamo messo a punto un ventaglio di substrati in similpelle destinati alla realizzazione di una vasta gamma di applicazioni, dagli accessori moda ai complementi d’arredo» spiega Paolo Organo, Product Marketing Manager di Canon Italia.
La possibilità di modificare la mescola del poliuretano affinché il supporto si adattasse perfettamente alla tecnologia di stampa UVgel di Canon ha permesso di mettere a punto cinque differenti proposte con finiture (liscia, dollaro, buccia d’arancia o skin) e trattamenti diversi (come il super richiesto flame retardant) che si adattano a diversi segmenti di mercato. «Nell’ambito del fashion esiste ancora un po’ di resistenza, perché ciascuna azienda ricerca un’unicità che una linea di materiali standardizzati non consente» spiega Massimiliano Klimciuk, Sales Manager, Business Development Imaging Supplies di Canon Italia. «Nell’ambito contract al momento le opportunità sono maggiori, perché le aziende lavorano su linee di produzione standardizzate e l’introduzione di supporti come i nostri aiutano i designer e gli architetti a creare una guida, semplificando i processi creativi».
Customizzare una scarpa: dal progetto al prodotto finito
SEDDYS è una delle prime aziende italiane ad aver avviato un’attività legata alla customizzazione su sneakers. Il progetto nasce nel 2014 dalla passione dei due founder, entrambi provenienti dalla produzione/lavorazione artigianale di accessori, che iniziano customizzando con borchie e applicazioni quasi esclusivamente Converse e Vans. Oggi SEDDYS è uno studio di custom design, che grazie alla continua ricerca in innovazioni tecniche, tendenze di design e di stile e attenzione ai materiali, permette di creare modelli realizzati su misura per il cliente, oltre a proporre collezioni stagionali che seguono le tendenze del momento senza perdere la propria identità stilistica.
«L’intero processo creativo avviene all’interno del nostro lab: per prima cosa selezioniamo i modelli di sneaker più in voga tra principali brand tra cui Nike, adidas, Asics, Converse e New Balance. Si parte dalla ricerca delle reference, cioè tutti quei riferimenti alla cultura, alla musica e alla moda che ispirano le nostre creazioni. Dalla cultura hip-hop all’estetica skate, dalle lavorazioni DIY che riflettono un’anima punk all’attitude ribelle e fuori dagli schemi, tutti questi elementi ci rendono riconoscibili come brand e unicum nel panorama del custom italiano» spiega Marco Serughetti, direttore creativo di SEDDYS.
Il design del custom viene progettato in base alla silhouette scelta, per esempio su una sneaker Nike si terrà in considerazione lo swoosh, iconico logo, che spesso viene dipinto a mano o rivestito in tessuto; si passa quindi alla scelta dei materiali, delle tecniche e degli strumenti per realizzare la personalizzazione: dal dipinto a mano all’uso dell’aerografo, dall’uso di tessuti cuciti sulla sneaker all’applicazione di borchie, perle e cristalli, dalla stampa digitale alle tinture.
«La stampa digitale è la tecnologia più utilizzata, con macchinari diversi a seconda del tipo di tessuto che si personalizza. Possiamo così ricreare su patch in tessuto, poi cucite sulle sneaker o su abbigliamento, qualsiasi immagine e scritta anche su aree della scarpa come la linguetta che non possono essere dipinte a mano». Tra i prodotti realizzati con questa tecnica di stampa, la Nike Dunk Premium dedicata a GTA San Andreas, con citazioni e simboli del videogame, e le scritte “San Andreas” e “Los Santos” realizzate con stampa digitale e stencil. O la Nike Air Force 1 progettata per il rapper italiano Guè con patch in tessuto stampate che rivestono le linguette della sneaker con impressi i simboli di Milano (il biscione e la Madonnina). Lo stesso procedimento è stato applicato su un altro progetto speciale, le Clarks Wallabees dedicate al Wu-Tang Clan, realizzate in occasione del 30esimo anniversario dell’album “Enter the Wu-Tang”, la cui copertina è stata stampata e cucita sulle linguette. Oltre a questi progetti speciali, il digitale è una tecnica utilizzata anche su modelli delle collezioni stagionali, che sono disponibili sia sul sito web di SEDDYS, sia negli store con cui collaborano. «Le richieste dei nostri clienti variano molto in base alla stagione, alle tendenze del momento e ai gusti della singola persona. Fra le customizzazioni più richieste nell’ultima stagione, ci sono sicuramente le tinture, sia con effetto sfumato in doppia tonalità come le nostre adidas Samba 2Dye, sia monocromatiche. Anche le Comics, effetto-fumetto ottenuto attraverso il dipinto a mano, unito alle tinte sfumate della stagione, restano un evergreen. Uno dei trend che ci ha accompagnato per tutto lo scorso anno e prosegue anche durante il 2024 è quello del denim: per i nostri custom utilizziamo jeans riciclato di alta qualità, in una logica di upcycling».
Restauro creativo, recupero dell’artigianalità
Come avvenuto in altri segmenti del mondo fashion, anche nell’ambito della calzatura si è a diffuso il concetto di upcycling, cioè il riuso creativo volto a dare nuova vita a un oggetto, trasformandolo in un prodotto di maggior qualità, reale o percepita. Tra i più noti restauratori italiani di sneakers c’è Jacopo de Carli che lavora in una logica “conservativa” volta a mantenere il più possibile invariato il materiale e le condizioni di partenza della scarpa. «Un lavoro simile a quello che si fa su un quadro, per ripulire la tela senza comprometterla, cercando di preservarne lo stato originale e di valorizzarne i difetti. Alla fine sono proprio queste imperfezioni gli elementi che costituiscono il reale valore aggiunto per il collezionista» spiega de Carli. Il suo passato da calzolaio gli ha permesso di applicare tecniche di trattamento tipiche della calzatura classica anche alle sneakers, utilizzando prodotti per la pulizia con uno specifico pH volto a migliorare la resa su una certa tipologia di pellame, lavorando sul miglioramento della suola e l’aggiunta di accessori.
Personalizzazioni tailor made, linee di prodotti innovativi per la cura delle scarpe, eventi e workshop esclusivi – tra i più recenti quello al Miami Art Basel – lo hanno reso un punto di riferimento nell’ambito della sneaker culture e hanno portato alla realizzazione di modelli custom off per aziende come Clarks o Birkenstock, spesso realizzati con scarti di magazzino. «Quella del restauro è ancora una nicchia, ma sottolinea quanto per brand e designer sia sempre più importante recuperare il senso più artigianale del prodotto che vendono, interfacciandosi non più soltanto con gli influencer, ma piuttosto con gli artigiani, coloro che padroneggiano i segreti di quest’arte e possono restituire anche al consumatore un senso di autenticità maggiore».