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Retail, fiere e musei: l’allestimento è sempre più green

La progettazione in ottica sostenibile è un tema sempre più sentito dai professionisti del retail, ma anche in ambito fieristico e museale. Che si tratti di un punto vendita, di uno stand o di uno spazio espositivo, ecco come gli allestimenti diventano strumento per comunicare i valori della circular economy.

Di Caterina Pucci | su PRINTlovers 101

Da sempre gli allestimenti temporanei rappresentano un luogo di sperimentazione per la diffusione su larga scala di prodotti e processi innovativi. Tuttavia, la loro natura transitoria li ha resi a lungo sinonimo di “usa e getta”, quanto di più distante dai concetti di riuso e riduzione degli sprechi. Tanto nell’ambito del retail quanto in quello fieristico e museale, l’attenzione dei professionisti è dunque concentrata sull’adozione e promozione pratiche e processi circolari, non solo per conformarsi alle normative sempre più rigide, ma anche per soddisfare le aspettative dei brand, che spesso pongono la sostenibilità tra le clausole vincolanti nella scelta di un fornitore. Quali le sfide e le opportunità che questi nuovi modelli creano?

“Fiere” di essere green
Secondo un sondaggio del 2021 di UFI – The Global Association of the Exhibition Industry, sette espositori su 10 (circa il 73% del totale) affermano che la propria azienda sta adottando misure per incrementare il proprio tasso di sostenibilità. Il 73% degli espositori e dei visitatori concorda sull’importanza che una fiera mostri una forte attenzione verso la tutela dell’ambiente. Allo stesso tempo, il 34% degli espositori e il 36% dei visitatori dichiara che non parteciperebbe a una fiera che non dimostri un approccio prettamente sostenibile. E ancora, il 58% sia degli espositori sia dei visitatori ritiene che migliorare l’impatto ambientale delle fiere diventerà sempre più importante per il successo a lungo termine del settore. Restringendo il campo sulla situazione italiana, alla fine del 2023 FederlegnoArredo ha presentato una survey, realizzata su un campione di aziende associate in collaborazione con Fondazione Symbola, che fornisce una fotografia aggiornata delle strategie messe in campo dalle imprese nell’ambito dello sviluppo sostenibile, dal punto di vista della produzione, progettazione e del ciclo di vita del prodotto, migliorandone le performance ambientali. L’indagine mostra come il 96% delle aziende della filiera legno-arredo stia adottando materiali sostenibili nei processi, tanto che circa il 60% si approvvigiona da fonti energetiche rinnovabili nella produzione. Inoltre, quasi tutte le imprese considerano un criterio circolare nella progettazione di prodotto e oltre la metà ha implementato modelli di business orientati sulla circolarità. La maggior parte delle imprese si è concentrata sulla riciclabilità (58,2%) e la disassemblabilità dei materiali (37,5%), il riuso (29,3%) del prodotto finale, la riduzione degli imballaggi (44%) e dei consumi energetici (54,9%). Anche secondo i dati emersi dall’ultimo FESPA Print Census - l’indagine, condotta su 1.778 aziende di stampa di oltre 120 Paesi - il 72% dei partecipanti ha espresso il desiderio che i propri fornitori di servizi di stampa siano rispettosi dell’ambiente e offrano prodotti eco-compatibili. Per conformarsi a questo sentire comune, l’organizzazione ha implementato una serie di iniziative e linee guida per assicurare la maggior riduzione degli sprechi.

«Questo include la garanzia che gli stand siano costruiti con materiali riciclati, riciclabili e riutilizzabili, scoraggiando l’utilizzo di supporti usa e getta. Per i rifiuti che non possiamo evitare di produrre, utilizziamo un sistema di gestione e smaltimento quantificabile» racconta Graeme Richardson-Locke, Head of Associations and Technical Lead di FESPA Global Print Expo. «In tutti i mercati verticali che rappresentiamo stiamo assistendo a uno spostamento verso l’utilizzo di materiali e processi produttivi più rispettosi dell’ambiente, e la sostenibilità è un obiettivo fondamentale per la maggior parte dei nostri fornitori. Più la domanda di prodotti sostenibili cresce, più assistiamo a un aumento degli investimenti in materiali di consumo come gli inchiostri a polimerizzazione UV, al lattice e a sublimazione, ma anche in soluzioni in grado di automatizzare i flussi di lavoro per ridurre gli sprechi e risparmiare risorse».

L’obiettivo di educare e informare la comunità globale dei professionisti della stampa si estende anche alle associazioni a livello globale, molte delle quali stanno pianificando progetti legati alla sostenibilità. Alcuni esempi sono i corsi della Sustainable Waste Academy per fornitori e produttori di rifiuti ospitati da FESPA UK e la guida ai messaggi ambientali che FESPA Spagna ha sviluppato per i suoi membri. La fiera di Amsterdam ha invece visto il ritorno del Sustainability Spotlight, una rubrica realizzata in collaborazione con Reboard, fornitore di materiali da costruzione in cartone, e Carbon Quota, consulente ambientale e fornitore di soluzioni che supporta le aziende nella riduzione delle emissioni di carbonio attraverso le loro operazioni e la loro catena di fornitura. La vetrina di materiali ha messo in evidenza più di 100 grafiche e tessuti progettati in maniera ecosostenibile, con materiali che spaziano dalle fibre naturali a quelle cellulosiche. Ogni substrato è stato corredato da una scheda informativa, per consentire ai visitatori di conoscere gli attributi sostenibili e le modalità di utilizzo per la realizzazione di prodotti innovativi e rispettosi dell’ambiente.

«Per motivare gli espositori a ridurre i rifiuti prodotti in fiera, inoltre, abbiamo implementato una nuova World Map Initiative per i nostri eventi di Amsterdam, incoraggiando gli espositori ad aumentare il valore di riutilizzo dei campioni che stampano in fiera, creando mappe di grande formato, che possono essere distribuite a scuole e biblioteche locali. L’iniziativa mira a ridurre gli sprechi e a creare risorse educative utilizzabili che coinvolgano anche le nuove generazioni con la stampa» conclude Locke.

Progettare il punto vendita, verso un approccio olistico
Oggi la vita media di un negozio è di circa cinque anni, dopodiché l’allestimento viene rinnovato per dare spazio a nuovi concept estetici. Se parliamo di flagship e temporary i tempi sono ulteriormente ridotti. Spesso il rinnovo richiede una ristrutturazione completa, con conseguente eliminazione dell’allestimento precedente. Per un brand con migliaia di punti vendita in tutto il mondo questo significa buttare via tonnellate di materiali. L’attenzione delle aziende è quindi sempre più focalizzata sull’utilizzo di materiali riciclabili o con contenuto riciclato, riutilizzabili o recuperati. Va affermandosi l’idea del design for disassembling, che punta alla progettazione di oggetti che siano facilmente smontabili, eliminando l’uso di colle e adesivi, prediligendo chiusure a incastro e adottando soluzioni che favoriscano la sostituzione e riparazione di ciascun componente, allungando la vita del prodotto. Ma la progettazione sostenibile deve tenere conto non solo di fattori ambientali, ma sociali ed economici in cui è coinvolta tutta la filiera. Per rispondere alle esigenze di sostenibilità della clientela soprattutto nell’ambito del fashion, il fornitore di servizi di stampa Printable ha intrapreso un percorso per adeguarsi ai criteri ESG, uno strumento utile a misurare il livello di sostenibilità di un’azienda anche in termini di diversità, equità e inclusione. In linea generale, fa sapere lo stampatore, c’è un forte interesse da parte dei brand, in particolare nel fast fashion, a introdurre elementi di natura riciclata e riciclabile, oltre che progettare gli store in maniera energeticamente efficiente. Il luxury è più cauto in questo processo, perché storicamente legato all’esigenza di garantire determinate performance in termini sia pratici che estetici, che spesso i materiali green o innovativi non sono in grado di esaudire. In questi casi il concetto di sostenibilità viene declinato attraverso azioni esterne di riqualificazione, ripiantumazione, efficientamento energetico. Tra i servizi che l’azienda mette a disposizione dei propri clienti c’è la misurazione dei livelli di CO2 consumata ed emessa nell’atmosfera. L’adozione di prodotti e processi sostenibili richiede tempo, ma il lavoro dello stampatore consiste anche nel sensibilizzare i clienti non solo all’utilizzo di materiali sostenibili come cardboard e tessuto, ma anche di processi di stampa con consumi ridotti come la stampa a sublimazione con inchiostri base acqua. Ad oggi solo un 30% dei suoi clienti ha adottato questo tipo di tecnologia, ma si punta a raggiungere una quota del 50%.

La sostenibilità fatta ad arte
Anche in ambito museale la progettazione sostenibile degli spazi ha preso piede attraverso l’utilizzo di materiali naturali o di recupero o strategie di risparmio ed efficientemente energetico. Si pensi al California. L’esterno della struttura, progettato da Renzo Piano, è pensato per fondersi in maniera armonica con l’ambiente che lo circonda, mentre la struttura è quasi totalmente composta da materiale riciclato e l’illuminazione è fornita da pannelli solari. Ancor più recente il caso dell’allestimento realizzato in occasione del Met Gala, la serata di beneficenza che ogni anno accoglie celebrità del cinema e della musica, per raccogliere fondi destinati al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York. Per l’edizione 2023 il curatore Raul Àvila, che si occupa del design dell’evento dal 2007, e l’architetto Tadao Ando hanno scelto di rivisitare il tradizionale red carpet, progettando un pavimento bianco decorato a strisce rosse e blu (ispirate al pittore William Hogarth), in cui le tipiche siepi verdi ai lati del tappeto, che separano la stampa dai visitatori in arrivo, sono state sostituite da pile di bottiglie di plastica riciclate. L’esposizione di materiali riciclati è stata ulteriormente rafforzata dall’uso di lampadari, anch’essi realizzati in plastica, e dall’installazione cilindrica fatta di fiori e bottiglie situata al centro della Great Hall del museo. In Italia, tra i progetti che puntano a valorizzare il tema della circular economy c’è MAXXI sostenibile, una serie di interventi per mitigare l’impatto ambientale del Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma e raggiungere la carbon neutrality.

«È una sfida importante che immagina il Museo dei prossimi anni attraverso l’ampliamento dei suoi spazi e dei suoi contenuti culturali» ha dichiarato il neopresidente Alessandro Giuli. «Un progetto ambizioso, che nasce dopo le trasformazioni, l’evoluzione, la ricerca e i risultati degli oltre dieci anni dall’apertura del MAXXI. Sarà, nel complesso, l’occasione per una profonda ridefinizione anche degli spazi esterni, con interventi coordina volti a mitigare l’impatto ambientale dell’edificio grazie all’inserimento di tecnologie sostenibili, alla realizzazione di un’isola microclimatica e di un nuovo asse di verde urbano rivolto al quartiere e alla città di Roma».

Il MuSe di Trento è il primo museo sostenibile italiano ad aver ottenuto la certificazione LEED Gold rilasciata dal Green Building Certification Institute di Washington D.C.: fondamentali sono state la scelta di materiali eco-sostenibili e le modalità di costruzione, oltre alla progettazione di percorsi pedonali e servizi di trasporto che disincentivano l’utilizzo di mezzi privati a favore di una mobilità green.

È un discorso che coinvolge anche i musei d’impresa, cioè i musei che raccontano in maniera verticale la storia di un’azienda e che oggi, sempre più, non svolgono soltanto una funzione d’archivio ma sono concepiti come concept store, arredati con soluzioni innovative, attente al design e alla sostenibilità. Lo conferma anche Museimpresa, Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, fondata per iniziativa di Assolombarda e Confindustria nel 2001, che riunisce oltre 140 archivi di piccole, grandi e medie imprese italiane. Nei ventitré anni di attività dell’Associazione le sfide si sono evolute, al passo con l’evoluzione tecnologica, economica e sociale che ha interessato il comparto aziendale italiano. Una su tutte quella derivante dalla digitalizzazione, un processo di dematerializzazione che deve essere sostenibile, dando continuità ai principi che guidano il lavoro di conservazione del patrimonio documentario, ma aprendosi alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Un’ultima ma non meno importante sfida, è stata quella di costruire degli itinerari di turismo industriale diffusi in tutta Italia, così da includere i musei e gli archivi d’impresa nelle mete di una località e ampliando il target del cosiddetto turista industriale, ossia colui che visita i luoghi del lavoro e della produzione, scoprendo l’importanza del legame tra i cluster di produttività e manifattura e l’inclusione territoriale e sociale di una comunità.

Grazie a:
  • Graeme Richardson-Locke, FESPA
  • Mattia Pelizzoni, Sales Director di Printable
  • Museimpresa – Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa


30/08/2024


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