Interviste

Packaging, i magnifici tre

Flessibile, cartone ondulato e astucci in cartoncino sono le tre opzioni più diffuse nel mondo del packaging, perché soddisfano le esigenze di confezionamento dei principali prodotti di largo consumo, dal food al pharma fino alla cosmesi. Facciamo il punto sui progressi tecnologici, i materiali e le tecniche di stampa di questi tre grandi e importantissimi settori applicativi.

Di Roberta Ragona | On PRINTLovers 100

Le spinte per un approccio consapevole ai materiali vengono da lontano, ma molte di queste istanze hanno iniziato a trovare più spazio nelle scelte produttive, nelle politiche dei brand e nell’inquadramento legislativo tra la fine degli anni Novanta e il primo decennio del Duemila, arrivando sino ai giorni nostri. Una spinta che ha incentivato progressi tecnologici e ha consentito a brand e produttori di esplorare nuove possibilità in ambito packaging. Vediamo insieme, con l’aiuto dei dati e degli insight raccolti da Giflex, l’associazione Gruppo Imballaggio Flessibile, GIFCO – Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato, e GIFASP – Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli quali sono state le innovazioni, le novità nella filiera e nel design che hanno interessato tre aree fondamentali del packaging di prodotto.

Flessibile e versatile
Il mercato mondiale degli imballaggi flessibili nel 2022 valeva circa 106 miliardi di dollari, con Stati Uniti e Asia al primo e secondo posto per importanza in termini percentuali. Secondo una ricerca effettuata in Gran Bretagna sul mercato europeo e pubblicata da Euromonitor/FPE, escludendo le bevande il packaging flessibile nel 2021 era la fetta più rilevante del packaging in Europa destinato al retail. In Italia gli imballaggi flessibili equivalgono a un fatturato totale di 3 miliardi e mezzo, che corrisponde a un volume stimato intorno alle 421.000 tonnellate.

Il flessibile è la tipologia di packaging più giovane per materiali e tecnologie e si trova in fase espansiva. Il settore più importante è l’alimentare, in particolare l’area del fresco. Il ricorso dei consumatori al cosiddetto convenience food (prodotti che richiedono minime lavorazioni, adatti alla pausa pranzo fuori casa o a chi ha poco tempo o competenza in cucina) ne hanno guidato l’evoluzione, in particolare con l’arrivo di frutta e verdura pre-lavate pronte per il consumo. L’uso degli imballaggi flessibili ha allargato il consumo di prodotti freschi a una platea più ampia di consumatori: conservandone le caratteristiche e rallentandone il deterioramento, ha permesso di far durare più a lungo la spesa e di limitare lo spreco.

I formati disponibili sono innumerevoli: tra i principali troviamo sachet, bag, clip o ponytail bag, flow bag, pouch, mattonella, doypack, e cheerpack. Ognuno è disponibile in diverse varianti, ma ad aver dimostrato la crescita più dinamica negli ultimi anni sono le pouch, con le stand up pouch nel settore del cibo umido per animali e le bag flessibili per il baby food. Ad ampliare significativamente la platea dei possibili usi è stato l’arrivo delle zip pouch e press pouch: da confezioni monouso da consumare a breve termine dall’apertura si è passati a prodotti da conservare in una confezione apri e chiudi. La possibilità di avere imballi trasparenti svolge un’importante funzione psicologica nel rassicurare il consumatore.

Conservare intatte le caratteristiche del prodotto è fondamentale anche nel settore salute, cura della persona e della casa. Il 20% della produzione di imballaggi flessibili si divide tra pharma, pet food, igiene e casa. In ambito cosmetico sono molto richiesti i monodose, mentre nell’homecare si sono affermate le ricariche, in un’ottica di riduzione dei contenitori in plastica rigida.

Buona parte degli imballaggi flessibili viene realizzata tramite tecniche di coestrusione o laminazione, in cui ciascun layer assolve una funzione specifica. In questo momento la spinta è verso il monomateriale, ma per alcuni utilizzi il multimateriale rimane la scelta più efficace. Sull’aspetto della stampa, le tecniche più diffuse dipendono dai volumi di tiratura richiesti e dalla destinazione d’uso finale. Nei grandi volumi la stampa rotocalcografica ha la sua rilevanza; a fronte di tempi più lunghi di avviamento sui grandi numeri ha un costo per esemplare vantaggioso, con una qualità di stampa costante anche su numeri elevati. Contemporaneamente la stampa flessografica è uno dei metodi più comuni.

La stampa digitale è un metodo che garantisce adattabilità, grazie alla possibilità di stampare un numero ridotto di esemplari, con bassi minimi d’ordine. In particolare le tecniche con inchiostri a bassa migrazione e asciugatura led consentono minori tempi di produzione e di consegna. La precisione del punto e l’alto grado di dettaglio raggiunta negli ultimi anni la rende adatta anche ai packaging parlanti. Negli ultimi anni si è ampliata sempre di più l’offerta del cosiddetto “active packaging”, in cui oltre alla funzione passiva di effetto barriera, vengono aggiunte funzionalità attive, come film antibatterici e anti microbici, o layer in grado di assorbire gli odori o l’umidità.
Sul fronte della sostenibilità la ricerca di un alleggerimento dei materiali mantenendo intatte le prestazioni ha influito su tecniche e recupero a fine vita. Studi sul Life Cycle Assessment mostrano che imballaggi leggeri e compatti aiutano a ottimizzare lo spazio di carico e ridurre l’impatto dei trasporti e le emissioni a parità di quantità di merce.

La ricerca e sviluppo negli ultimi anni si è concentrata sugli imballaggi monomateriale, più semplici da riciclare e che richiedono minori lavorazioni per tornare in circolo. Ad oggi il 70% degli imballaggi flessibili è riciclabile, ma il nodo è il passaggio da riciclabile a riciclato. Molti impianti sono pensati per lo smaltimento della plastica rigida, e non sempre hanno la tecnologia adatta per la separazione dei multistrato. Parte della ricerca si sta orientando nella realizzazione di polipropilene riciclato inodore e incolore, e dall’altra sulla ricerca su neomateriali e sulle plastiche biodegradabili e/o compostabili, anche nei poliaccoppiati. L’accoppiamento carta e plastica biodegradabile o compostabile è sempre più frequente, in particolare per pasta e prodotti da forno. Al momento sulla base dei dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, su 63.000 tonnellate di imballaggi flessibili la componente realizzata tramite l’accoppiamento di materiali biodegradabili e/o compostabili è di circa il 6,5%.

Cartone ondulato all’avanguardia
Il cartone ondulato è un materiale di ampio consumo dalla storia longeva. Le innovazioni tecnologiche dell’ultimo decennio hanno permesso di espandere le aree di utilizzo in settori inaspettati, come l’interior design e gli allestimenti. Secondo i dati raccolti nel 2022 da Grand View Research, il mercato mondiale del cartone ondulato vale oltre 134 miliardi di dollari, con una crescita prevista tra il 2023 e il 2030 del 6% annuo. A tirare la volata la diffusione dell’e-commerce e la domanda di imballaggi sostenibili. Sul mercato europeo i numeri sono altrettanto incoraggianti: più 4.8% guidato dal food and beverage, in particolare dai cosiddetti fast-moving consumer goods (FMCG): prodotti con un ciclo di vita a scaffale veloce per via dell’alta domanda – come nel caso di soft drink o snack – o perché in area fresco. In Italia l’industria del cartone ondulato è composta da più di cinquanta aziende integrate e circa 300 trasformatori. È il secondo paese produttore in Europa, dopo la Germania. La produzione rilevata nel 2022 è di circa 8 miliardi di metri quadrati, proveniente da settanta stabilimenti su tutto il territorio nazionale. L’area più rilevante è l’imballaggio terziario da trasporto, in particolare per il settore alimentare, che con il comparto dei “prodotti alimentari processati” assorbe il 60,5% della produzione. Il non food nel suo complesso – arredamento, cosmesi, edilizia, elettrodomestici, farmaceutica, industria, igiene personale e pulizia per la casa – costituisce il restante 39,5%. In particolare, il settore farmaceutico è visto come uno dei mercati di sbocco che crescerà maggiormente nei prossimi anni.

Il cartone ondulato deve resistenza meccanica e leggerezza alla sua costruzione. Nella sua forma più semplice – due strati di carta piana (copertine o liner) tenuti insieme da uno strato di carta ondulata (o onda) con l’utilizzo di collante naturale – è in uso ininterrottamente dal 1857. Con la diversa disposizione di questi elementi si ottengono varie tipologie. Per una maggiore resistenza è possibile sovrapporre più strati, a doppia o tripla onda, suddivisi in maniera uniforme da un foglio teso. Il cartone a tripla onda ha una resistenza tale da sostituire in alcuni casi il legno, con un peso sensibilmente inferiore. Anche la scelta della carta produce un diverso prodotto finito. Le tipologie più comuni sono la carta kraft (resistente, composta da pasta vergine di conifere con il 10%-20% di pasta di recupero di qualità), la liner e test (carte prodotte da pasta di recupero selezionata e composte da uno o più strati).

L’altra variabile è il tipo di ondulazione applicata. Le bobine di carta vengono caricate in una macchina ondulatrice, che utilizza vapore ad alta pressione e pressatura per dare la forma. Le onde possono avere altezze diverse, passo diverso e possono variare per numero di onde per metro lineare e coefficiente di ondulazione. L’onda alta ha la migliore resistenza alla compressione verticale ma una stampabilità minore in quanto le copertine hanno una ridotta planarità; l’onda bassa è più resistente alla compressione in piano, mentre l’onda media fornisce un compromesso tra prestazioni e consumo di carta, con una buona stampabilità e maggiore resistenza allo stress in fase di trasformazione, imballo e spedizione. La microonda viene usata soprattutto in combinazione: il formato più diffuso è il minitriplo, che garantisce un’eccellente stampabilità  ed è usato anche nella produzione di astucci. Oltre alle specifiche decise in fase di assemblaggio, il cartone viene classificato in base alla resistenza alla compressione, allo scoppio, alla capacità di assorbimento dell’acqua e alla flessibilità. Grazie alla sua versatilità e agli avanzamenti della tecnologia produttiva e di stampa oggi esistono diverse tipologie di packaging trasformabile in cartone ondulato adatte sia al trasporto che all’esposizione di prodotti. Sono rivolti in particolare alla grande distribuzione, semplificando le operazioni di carico-scarico e allestimento, con un risparmio di tempo significativo.

La stampa flessografica (flexo) è la tecnica più usata per stampare il cartone ondulato. È una tecnica di stampa diretta: l’inchiostro prelevato dalla vaschetta viene depositato direttamente sul supporto tramite il cilindro inchiostratore (cliché). I vantaggi di questa tecnica sono il basso costo di produzione e l’alta qualità. Anche la stampa serigrafica è ancora largamente utilizzata, e tra i suoi vantaggi c’è la possibilità di lavorare sul grande formato, sia con colori spot che in quadricromia.

Anche nel cartone ondulato la stampa digitale ha guadagnato diversi spazi d’uso. Si sfrutta un processo per imprimere l’inchiostro sul supporto senza l’uso di matrici e cliché; con questa tecnica l’inchiostro non viene assorbito direttamente ma forma uno strato che viene fissato con un finishing. La stampa digitale permette una resa qualitativa elevata e non avendo i costi degli impianti fissi può essere usata per piccole tirature. In fase di finishing è possibile rendere la superficie del cartone lucida o opaca con un processo di plastificazione, particolarmente adatto per gli espositori.

Una delle novità più interessanti degli ultimi tempi è la progressiva sgrammatura del packaging, resa possibile dall’evoluzione tecnologica delle macchine per il converting e dalla proposta di carte sempre più performanti. Il peso medio del cartone ondulato è sceso costantemente dal 2000 a oggi: la media nel 2022 è di 535 g/mq. Si calcola che in vent’anni abbia portato un risparmio di 559 mila tonnellate di materia prima. Sempre sul fronte produttivo la ricerca è concentrata sul risparmio energetico, con processi e macchine meno energivori, e sul minore uso d’acqua in fase produttiva.
Sul fronte della sostenibilità il cartone ondulato è sicuramente uno dei materiali in cui sono già stati fatti progressi importanti, innanzitutto a partire dalla materia prima, che proviene quasi esclusivamente da foreste certificate. L’Italia è il paese europeo leader nella gestione virtuosa del materiale post consumo: secondo il 27esimo Rapporto Annuale Comieco del luglio 2022 nel nostro Paese viene avviato al recupero il 91,4% degli imballaggi di carta e cartone e l’85,1% nella filiera del riciclo. Il cartone ondulato è un materiale in cui il recupero ha raggiunto punte importantissime: l’80% del cartone ondulato destinato all’imballaggio è composto da fibra proveniente dal macero.

Cartoncino teso, funzionale ed elegante
Nel mercato italiano gli imballaggi in cartoncino teso rappresentano il 15% del comparto imballaggi cellulosici. Il fatturato medio del settore Astucci e Scatole Pieghevoli è in aumento del +9,9%, con un trend di crescita negli ultimi dieci anni superiore al resto dell’industria manifatturiera, a parte una battuta d’arresto nel 2021. È un ambito ad andamento anticiclico, meno sensibile ai cicli negativi.

La produzione nel 2022 si attesta sulle 868.000 tonnellate. Sono utilizzati in prevalenza come imballaggi secondari, e i settori di destinazione si dividono per il 44,2% all’alimentare, per il 19,2% all’area bevande e per il 9,2% al cosmetico e farmaceutico. Il restante 27,3% è accorpato alla voce “non food” all’interno della quale rientrano categorie come piccoli elettrodomestici tali da non necessitare un packaging in cartone ondulato, utensili da cucina, prodotti per la casa, accessori di arredo e molto altro. Il settore cosmetico è stato il più dinamico nel 2021, con una crescita del +18.4%, mentre il farmaceutico è cresciuto del +4.2%. L’astuccio automontante è uno dei casi in cui il ruolo di ambasciatore silenzioso del brand è svolto in maniera più versatile ed efficace. È un formato che si modella sul tono di voce del prodotto: funzionale, chiaro e rassicurante nella farmaceutica, raffinato e aspirazionale nella cosmesi, coinvolgente e comunicativo nel food and beverage.

Il cartoncino o cartone teso è facilmente processabile, le diverse tipologie di superficie – patinate, opache, goffrate, sbiancate o colorate in pasta – permettono infinite possibilità grafiche e di allestimento cartotecnico. Possono essere composti al 100% di cartoncino teso di diverse grammature e diverse lavorazioni, oppure accoppiati, a seconda dell’utilizzo finale. Gli abbinamenti più comuni sono con film di PE o di alluminio, quest’ultimo sostituito sempre più spesso da layer sottoposti a processi di metallizzazione. L’abbinamento con un film plastico o alluminico può avere ragioni funzionali o di natura estetica, come per i packaging impiegati nel settore cosmetico. Il punto di forza degli astucci è la loro grande versatilità: effetti di stampa matte o lucido, vernici metallizzate e strutturate per un effetto 3D, embossing e letterpress trasformano il packaging in un’esperienza sensoriale che coinvolge tanto la vista quanto il tatto, attraverso la texture e gli abbinamenti. La possibilità di inserire tramite fustelle o taglio laser aperture, finestre, tagli e mezzi tagli dà una maggiore visibilità al prodotto e varietà al packaging design. Lo sviluppo della tecnologia per fustellatura a laser ha permesso di integrare questa fase anche in linea durante la fase di stampa.

Il cartoncino è un valido supporto che si presta a diverse tecniche di abbellimento estetico senza rinunciare alla funzionalità, attraverso diverse linee applicative di accoppiatura con film metallizzati, pastello, lucidi/opachi, oro, argento, effetti ologrammati e attraverso il processo di cold foil o hot stamping. È un supporto ideale per le tecniche di finitura serigrafiche lucide e opache, a spessore e le vernici UV glitterate e perlescenti.

La stampa con tecnologia offset ad alta risoluzione che può andare a diretto contatto con i prodotti o gli alimenti l’ha reso inoltre un tipo di packaging molto amato nel settore della ristorazione, e col minore impatto sia in fase produttiva che di smaltimento sta sostituendo sempre più spesso gli imballaggi di altri materiali pensati per entrare in contatto con prodotti di tipo alimentare. Anche nel caso degli astucci l’offerta di active packaging che non si limita al solo effetto barriera si sta arricchendo di funzioni avanzate, come layer anti odori o antiossidazione pensati per conservare al meglio l’integrità degli articoli. Tra gli sviluppi più apprezzati ci sono quelli relativi a rivestimenti e barriere non solo agli odori, ma alle sostanze grasse e all’umidità. La novità più interessante è la possibilità negli ultimi anni di ottenere questi risultati attraverso barriere di sola fibra cellulosica (MFC) che facilita in maniera significativa la fase del riciclo.

L’innovazione ha coinvolto anche i macchinari, che nell’arco degli ultimi anni sono diventati più sofisticati per poter lavorare materiali sempre più sottili, in un trend di sgrammatura a parità di prestazioni in grado di ottimizzare costi e impatto ambientale. Al momento il limite strutturale del cartoncino destinato al progetto di packaging e protezione del prodotto ha un limite che si attesta intorno ai 700-800 g/mq, ma questo importante avanzamento tecnologico ha permesso di arrivare a una riduzione del peso fino al 30%. Le migliorie produttive si sono accompagnate a una continua ricerca da parte dei produttori di carte per introdurre nella propria gamma miglioramenti nelle scelte degli additivi e nel mix tra cellulosa vergine e carta da macero.
Altrettanto vale per il settore vernici e inchiostri, con la creazione di inchiostri e vernici a basso odore e bassa migrazione, in grado di limitare anche l’impiego di film plastici per impreziosire astucci, scatole e shopper, sostituiti da finishing altrettanto performanti. L’utilizzo della tecnologia cold foil in linea nella stampa offset ha permesso l’eliminazione di film plastici metallizzati e la riduzione dei costi.

Un’ultima importante novità riguarda la sicurezza, con soluzioni cartotecniche con aperture studiate per evitare che un bambino non supervisionato possa aprire accidentalmente l’astuccio. Questi sistemi sono particolarmente utili nel settore farmaceutico e nella detergenza. Ma le finiture del pack non sono solo estetiche: le lavorazioni a rilievo permettono di realizzare degli effetti in 3D che rendono il packaging parlante in maniera accessibile, tramite l’utilizzo del metodo di scrittura in braille.

Sul fronte della sostenibilità tutti i passi avanti nell’alleggerimento del materiale, nell’adozione di finishing e strati barriera in grado di sostituire in molti casi gli accoppiamenti multimateriale hanno dato un’importante contributo alla riduzione dell’impatto di questi formati di packaging, ma un’altra peculiarità di grande importanza è la riciclabilità del cartone. La fibra di cartoncino può essere riutilizzata fino a 25 volte, diventando materia fibrosa secondaria.


09/02/2024


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