Salutata nella seconda metà dell’Ottocento come straordinaria conquista dell’ingegno, oggi è l’icona mediatica della crisi ambientale, che paga lo scotto di un grave ritardo nel waste management. La plastica è stata da subito confinata nella categoria dell’utilità, della doverosa funzionalità a termine, di cui poi disfarsi velocemente. E se avesse invece dei pregi estetici? Se avesse una sensibilità, una ricchezza espressiva ancora da esplorare? Ne abbiamo parlato con Francesco Lucchese, Mirco Onesti e Vincent Villéger, tre grandi designer che creano con la plastica.
Di Marilde Motta | Su PRINT 82 | English version
Qual è la cifra stilistica della plastica quando parliamo di packaging?
Francesco Lucchese: La plastica è, in generale, un materiale ingegnoso per la sua capacità di definire un packaging sia esteticamente che tecnicamente. Dal punto di vista creativo è possibile lavorare con trasparenze, finiture e colori per disegnare l’identità di un oggetto, mentre dal punto di vista tecnico le innumerevoli possibilità di lavorazione la rendono un materiale dalle elevate performance.
Mirco Onesti: I materiali plastici rappresentano ancora un’importante offerta di soluzioni per il vivere quotidiano. Non c’è dubbio che esista un problema legato alla quantità di plastica che produciamo e al suo smaltimento, che non deve essere minimizzato e richiede continue ricerche per lo sviluppo di alternative biodegradabili o compostabili, nuove tecnologie per il recupero dei rifiuti, oltre che azioni di educazione ambientale. È obiettivamente impensabile cancellare in modo radicale la presenza di questo materiale dalle nostre routine, ma è altrettanto vero che questa presenza si può ottimizzare. Versatilità, sicurezza, leggerezza, impermeabilità, resistenza e tante altre caratteristiche dei polimeri hanno fornito una grande opportunità per il loro uso creativo. Perfino in questo momento di grande trasformazione, molte alternative di minor impatto ambientale ricalcano il modello della plastica. Il buon design ha un ruolo decisivo nel creare proposte che evitino lo spreco e aiutino a ridurre la quantità di plastica attualmente utilizzata.
Vincent Villéger: Da un punto di vista creativo, la plastica offre molte possibilità in termini di forma e colore. La plastica mostra anche utili proprietà per la protezione e conservazione in campo cosmetico e nel food. Nel corso degli anni tuttavia abbiamo sviluppato la cultura della praticità (convenience) che ha portato a un drammatico aumento di applicazioni monouso e a una misera gestione post-consumo. Oggi si comprende ampiamente quanto sia dannosa e socialmente inaccettabile: dobbiamo apprendere un modo appropriato e responsabile di usare e gestire la plastica dopo che ha raggiunto il suo scopo.
Il packaging in plastica che ancora non c’è, come lo immagina?
FL Innanzitutto immagino un servizio organizzato che possa rigenerare l’utilizzo della plastica, quindi un sistema in cui nulla si distrugge e tutto è riciclato. Immagino la convivenza di packaging riutilizzabili dalle forme convertibili e di packaging realmente usa e getta con uno sviluppo della bioplastica. Inoltre è possibile, in termini di progetto, lavorare su materiali sempre più leggeri che abbiano un decrescente impatto sull’ambiente e che diano origine a packaging sempre più efficienti in termine di volume occupato.
MO I differenti campi di applicazione della plastica sono stati ampiamente esplorati. Nel packaging certamente c’è ancora spazio per lo sviluppo di nuove idee, o il perfezionamento di quelle esistenti. È fondamentale, per esempio, creare soluzioni multifunzionali, che forniscano una doppia vita all’imballaggio dopo che il contenuto viene consumato.
VV La plastica sarà socialmente accettabile solo se potrà dimostrare un beneficio genuino: per esempio, la riduzione dello spreco alimentare, un impatto complessivamente più basso, una gestione responsabile del fine-vita. Alcune alternative, come la plastica realizzata con i rifiuti, stanno emergendo per usi in architettura. Stiamo vedendo plastiche recuperate dai mari e impiegate nella fabbricazione di scarpe sportive. Ci sono anche stimolanti alternative basate su polpe come la bagassa [residuo della lavorazione della canna da zucchero, ndr] per sostituire i vassoi termoformati sottovuoto, o perfino materiali a base di funghi che offrono una grande protezione e sono completamente biodegradabili. Che siano o meno soluzioni di lungo termine, io credo che il loro valore risieda nel modo in cui ci aiutano, in quanto consumatori, ad aprirci a codici visivi alternativi. Il che scuote le regole di design codificate su come pensiamo che la plastica debba sembrare, o sulla sua necessità. Il design ha un ruolo chiave nell’assicurare che il prodotto finito possa essere facilmente smantellato per consentire un efficiente processo di fine-vita. In altre parole, se si deve usare la plastica come componente di una struttura di packaging più complessa (come una bottiglia di profumo), ci si deve assicurare che le componenti siano facilmente separabili per essere riciclate nell’appropriato flusso. Al momento è difficile perché le catene di fornitura sono ancora articolate sul modello che seguiamo da decenni, comunque stiamo assistendo ad alcuni cambiamenti nel cuore dell’industria.
Quale prodotto famoso, con un packaging iconico in altro materiale, ri-confezionerebbe nella plastica e perché?
FL Se penso alla mia giornata quotidiana, mi piacerebbe che le scatole per le scarpe fossero prodotte in plastica, sfruttandone la trasparenza e rendendo visibile immediatamente il contenuto quando impilate.
MO Spesso nel mondo del packaging ci sono categorie merceologiche che vivono di un heritage molto marcato, come nel settore vinicolo, in cui qualunque alternativa alla classica bottiglia di vetro è vista quasi come un’eresia. Mi permetto di raccontare una case history: noi di Reverse abbiamo disegnato Ideal Wine Pouch, un packaging che ‘reinventa’ la classica bottiglia bordolese, tramite l’uso di un pouch poliaccoppiato monomaterico, quindi riciclabile, associato a un’elegante veste grafico-strutturale per dialogare con un pubblico esigente ed attento, offrendo un’alternativa al settore. Nato come pura ricerca, in poco tempo questo progetto è divenuto tema di forte interesse, stimolando riflessioni, articoli, oltre che il raggiungimento di riconoscimenti nazionali e internazionali. Possiamo dire che è una proposta in continua evoluzione.
VV Proprio ora una quantità di sforzi e ricerche vanno nella direzione di sviluppare materiali alternativi alla plastica, non nell’altro senso!
Al contrario, quale prodotto noto, confezionato nella plastica fin dall’origine, potrebbe passare a un packaging in altro materiale?
FL Tutto ciò che è da bere, dall’acqua ai succhi di frutta, dovrebbe essere confezionato in un altro materiale in grado di conservare maggiormente la freschezza dei sapori. D’altronde chi imbottiglierebbe mai il vino in un packaging di plastica?
MO Come prima cosa mi vengono in mente esempi creati per l’industria profumiera e spesso operazioni promosse da grandi brand del mondo della moda, in cui oggetti del vivere quotidiano e nativi del mondo mass-market (ad esempio flaconi con spruzzatore tipici del settore per le pulizie) vengono reinterpretati con materiali come vetro, o acciai cromati per iconizzarne l’immagine.
VV Penso che i giorni delle bottiglie in plastica monouso siano contati, soprattutto per la categoria delle bevande. Un ritorno al vetro ha senso nel contesto di un processo circolare. Stanno emergendo alcune stimolanti alternative basate su polpe, che non solo offriranno benefici ambientali su larga scala, ma cambieranno radicalmente il panorama per questa categoria. Per un designer questo nuovo paradigma non è una restrizione, ma una possibilità per sfidare la norma ed esplorare nuove opportunità. Anche le marche più piccole la pensano così e sono entusiaste di pensare in modo differente. La gente pensa che le categorie del lusso, di cui sono uno specialista, siano esenti: invece i grandi brand sono tutti all’avanguardia, impegnati a cercare di rimanere rilevanti per le giovani generazioni. Alcune delle innovazioni più stimolanti e sfidanti sono arrivate dalle bevande, dalla moda e dal settore beauty.
La plastica può essere di qualunque colore, con quali effetti?
FL L’infinita possibilità di colorazione è una delle qualità della plastica che preferisco e che la rendono un materiale sempre attuale in linea con le tendenze dettate dal mondo della moda. Per di più, un determinato colore proposto in un certo spessore, o con una specifica finitura, caratterizza fortemente la percezione del materiale. Trasparenze e opacità permettono di vedere attraverso un volume, o di schermare totalmente il suo contenuto mentre effetti lucidi oppure opachi evocano sensazioni tattili differenti.
MO Ogni materiale deve potersi esprimere al 100% delle sue potenzialità e le possibilità di uso dei colori nella plastica sono davvero innumerevoli. Tuttavia, trovo più coerente evidenziare le sue caratteristiche piuttosto che cercare di plagiare altri materiali, per esempio imitando il legno o la pietra. La plastica, con la molteplice varietà di finiture, offre un’immensa libertà creativa senza doversi vergognare della sua peculiarità.
VV Un aspetto cruciale del mio recente progetto per la collezione di fragranze per Molton Brown è il tappo sferico in resina. Il mio obiettivo era esprimere l’individualità di ogni fragranza e l’uso della resina mi ha consentito di attribuire un diverso colore a ogni essenza della gamma. Oltre a ciò, non ci sono due tappi uguali nel processo di realizzazione, ciascuno presenta caratteristiche uniche. Inoltre, realizzando bottiglie ricaricabili, assicuriamo una riduzione dell’impatto ambientale del packaging.
La plastica come superficie stampabile: quali soluzioni potrebbero essere utilizzate e con quali effetti?
FL Tutto ciò che è informazione, immagine e texture è perfettamente integrabile sulla superficie del materiale permettendo di ottenere una superficie unica, monomaterica che diviene a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione. Grazie alla stampa digitale è possibile lavorare su tutta la superficie del prodotto in modo che la grafica non sia confinata all’interno di un’etichetta, ma possa esprimersi in maniera totalizzante. Il colore e gli effetti della stampa inoltre moltiplicano le possibilità di vestire il volume mettendone in risalto alcune porzioni, o al contrario nascondendo alcuni particolari. In questo modo è possibile pensare al packaging come il trait-d’union per costruire una relazione tra il consumatore e il prodotto.
MO La messa a punto di nuove tecnologie per la stampa sia dei polimeri che delle etichette integrate rappresenta una grande opportunità. È difficile fare una previsione con colpi di scena clamorosi. Essendo un settore in rapida evoluzione è auspicabile che molti prodotti attualmente gestiti attraverso processi tradizionali diventino oggetto di trasformazioni o reinterpretazioni. La conseguenza inevitabile è che si creino spazi per nuovi stili, nuove modalità di utilizzo e nuove grammatiche comunicative.
VV Per i benefici che offre, la stampa digitale, quando si tratta di edizioni limitate, personalizzazione e ‘su misura’ sta diventando sempre più utilizzata, dato che un sempre maggior numero di stampatori sta acquistando tecnologie come HP Indigo. La stampa digitale può essere applicata su superfici come plastica o alluminio e può essere usata per stimolare crescenti livelli di desiderabilità in molti mercati.
Un packaging in plastica il cui design è un punto importante della sua carriera?
FL Ho lavorato negli ultimi anni come consulente per il materiale Surlyn®, prodotto oggi dall’azienda Dow, una resina ionomerica che combina resistenza meccanica e chimica con eccellenti qualità estetiche; la sua trasparenza lo rende molto simile al vetro e l’infinita possibilità di lavorazione offre ai designer massima libertà di progettazione. La sua applicazione più diffusa è nel settore cosmetico per la produzione di tappi che diventano delle vere e proprie sculture tecnologiche per forma, finitura e possibilità di inglobare dettagli tridimensionali e immagini. Durante lo scorso LuxePack è stata presentata una collezione di tappi prodotta per il 40% con plastica riciclata in cinque tonalità differenti di colore. Il materiale viene recuperato dai rifiuti industriali, che vengono frantumati e integrati in un nuovo processo di produzione. L’obiettivo è proporre un packaging d’alta gamma con il tappo in plastica riciclata, a dimostrazione che il connubio lusso e sostenibilità è ora possibile.
MO Citerei il packaging che abbiamo sviluppato per la linea di lubrificanti intimi del marchio internazionale Ansell. Si tratta di un flacone con pompetta erogatrice il cui progetto originale ha subito già alcuni restyling da parte dell’azienda. Lo cito perché, nello specifico, è servito all’azienda per acquisire visibilità, creando una shape iconografica che rafforzasse l’identità del brand e innovasse il linguaggio della categoria di prodotto. Il meccanismo di getto, unico nel suo genere, è ergonomico, facile da usare e dotato di bloccaggio. Il flusso di gel generato è istantaneo e controllabile. L’impugnatura è stata progettata per offrire totale comodità. L’anello che caratterizza il suo top funziona anche come una maniglia ludica. Infine, il sigillo di sicurezza garantisce l’idoneità del contenuto.
VV La fragranza Burberry Sport è stato il mio primo progetto per un nuovo profumo. L’uso predominante della plastica, scelto per abbinarsi all’etichetta della collezione Burberry Sport, era inusuale per una fragranza. La finitura dà una sensazione morbida al tocco, e ha reso possibile l’incisione del logo in profondità e con grande precisione. Non è stata aggiunta alcuna ulteriore stampa.
Come sarà il futuro del packaging in plastica, considerando che ci sono molte e diverse tipologie di plastiche?
FL Penso che sia necessario riconsiderare il concetto di packaging. Mi piace pensare a un packaging realmente riutilizzabile con una funzione ben precisa e che quindi sia esso stesso un prodotto di design che viene acquistato proprio per il suo valore intrinseco. Oppure un packaging a totale servizio del prodotto contenuto come supporto, o elemento funzionale durante l’utilizzo. Anche il packaging secondario potrebbe acquistare valore incoraggiando acquisti multipli. Immagino un packaging che, nel caso del food, possa essere edibile e quindi diventare una sorta di ingrediente del contenuto.
MO Credo che sarà sempre più legato all’equilibrio tra le restrizioni burocratiche, la sensibilità del consumatore, le mode e le nuove tecnologie. È certo che dovremo ripensare i nostri stili di vita e di consumo per garantire modelli produttivi sostenibili. Si aprono grandiose opportunità di innovazione: l’importante è non farsi prendere dal panico adottando soluzioni apparentemente perfette sul momento, ma che in realtà non rappresentano reali strategie efficaci a lungo termine.
VV La nostra aspettativa come consumatori in relazione al packaging evolve costantemente. Questo significa che le regole del design vengono riscritte e le caratteristiche finora viste come cruciali per il successo di un design (come ad esempio finiture trasparenti o metalliche nelle categorie dei drink e del lusso) sono rimpiazzate quando il consumatore fa una valutazione sulle credenziali di sostenibilità del prodotto. Per avere un futuro, il packaging di plastica deve trovare un posto in questo nuovo paesaggio. Per molti decenni è stato il materiale di riferimento predefinito, tuttavia il cambiamento di abitudini e priorità per i consumatori significa che la plastica sarà socialmente accettabile solo se potrà dimostrare un autentico beneficio all’ambiente e alla comunità.
Francesco Lucchese, architetto, designer e docente presso il Politecnico di Milano, ha un’esperienza trentennale nel campo dell’architettura, design e consulenza aziendale. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il Red Dot Design Award, German design Award, Good design Award, Design Plus, Archiproducts Design Award e Adi Design Index. La progettazione è affrontata nella sua totalità con un team composto da architetti e designer con differenti background culturali. Lo studio Lucchesedesign ha sede a Milano, Dubai e Nanchino e lavora in tutto il mondo, offrendo un approccio e una visione globali, dall’ideazione di progetti di architettura e design alla cura degli aspetti correlati di direzione artistica e includendo la strategia di marketing, il progetto della brand identity, showroom e corner espositivi, curatela di mostre, campagne pubblicitarie e shooting fotografici.
Mirco Onesti è co-fondatore e direttore creativo di Reverse Innovation, agenzia di brand e product design che ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali. La sua supervisione assicura che lo standard progettuale rispecchi al massimo gli obiettivi, la concretezza e l’affidabilità tipici del modus operandi dell’agenzia che si caratterizza per un approccio marketing oriented e per l’attenzione alla specificità dei diversi mercati in cui opera. Oltre alla certificazione di qualità ISO 9001, Reverse ha ottenuto la Simply Halal per dare supporto anche ai progetti destinati ai mercati islamici. Mirco Onesti ha curato contenuti strategici e creativi in ambiti quali: mass market, luxury furniture, retail e settore fieristico. È alla guida di un team specializzato in grado di accompagnare le aziende attraverso un percorso di ricerca dall’advance concept sino al lancio di nuovi prodotti.
Con venti anni di esperienza come packaging designer nei settori del lusso e del beauty, Vincent Villéger ha creato molte confezioni di cosmetici e profumi per Givenchy, VanCleef & Arpels, Saint Laurent e Issey Miyake. È stato per otto anni direttore del packaging design di Burberry, per cui ha creato il packaging di profumi di grande successo. L’attività di Villéger per Burberry ha compreso anche il re-design del retail packaging e per quello dell’e-commerce. Vive e lavora a Londra con un approccio ecclettico e inusuale al design combinando pragmatismo, creatività, consulenza, comprensione delle procedure produttive, conoscenza e sviluppo degli aspetti che contano davvero sotto il profilo commerciale. Più recentemente si è cimentato con il design per Made.com che opera online come retailer per il settore arredamento e per la marca cosmetica inglese Molton Brown.
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Vincent Villéger
Progetto per la collezione di fragranze Molton Brown con tappo sferico in resina.
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Francesco Lucchese
Flaconi realizzati in Surlyn® riciclato prodotto dall’azienda Dow.
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Mirco Onesti
Winepouch realizzata in plastica, novità assoluta nel mondo del packaging del vino.