Interviste

Verso un lusso sostenibile anche nel retail

La sostenibilità è un valore complesso, che non si esplica soltanto nell’uso di materiali ecocompatibili, ma anche nell’introduzione di buone pratiche volte a migliorare il benessere dei lavoratori e creare valore economico. Ne parliamo con Alfredo Zordan, titolare della prima BCorp italiana nell’ambito del luxury retail.

Di Caterina Pucci | Su PRINTlovers #89

Sempre più brand scelgono di includere la sostenibilità all’interno delle proprie strategie aziendali. L’emergenza sanitaria non ha fatto che accelerare il percorso verso la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti e dei processi, che molti avevano intrapreso già da alcuni anni. È quanto emerge anche in LuxCo2030: A Vision of Sustainable Luxury: il report, realizzato dalla società di consulenza Bain&Company in collaborazione con Positive Luxury, prova a delineare le caratteristiche che le “luxco” (acronimo che sta per luxury company) dovranno possedere entro il prossimo decennio, individuando alcuni pilastri su cui le aziende dovranno focalizzarsi. Sul fronte della sostenibilità, emergono la necessità di tracciare la supply chain e l’introduzione di iniziative che promuovano non solo il rispetto dell’ambiente ma anche il benessere e la sicurezza dei lavoratori. Ne abbiamo parlato con Alfredo Zordan, titolare dell’omonima BCorp che recentemente ha sviluppato il primo sistema certificato al mondo con cui è possibile calcolare l’impronta ecologica degli arredi che produce.

In un mondo dal ritmo forsennato,un approccio misurabile è fondamentale
Nata a Valdagno nel 1965 come falegnameria tecnica produttrice di manufatti per l’industria dei tessuti, Zordan ha fondato il proprio modello di business su un concetto dal sapore “rinascimentale”, che promuove la centralità dell’uomo nella vita aziendale. «In passato i ritmi del lavoro erano compatibili con quelli della natura e dell’essere umano. Con il passare del tempo, il mondo è diventato più complesso, il mercato più esigente e i ritmi di produzione più dinamici, ma la nostra azienda non ha mai smesso di avere a cura le sorti del pianeta, perché siamo convinti che la sostenibilità sia l’unica via percorribile per fare business» spiega Zordan. «Il mondo delle certificazioni ci ha insegnato a introdurre il concetto di “misurabilità”. Rendere quantificabile l’impatto delle nostre azioni è indispensabile a promuovere un cambiamento significativo e duraturo». Si tratta di adottare un approccio “olistico” che riguardi tutte le fasi del processo produttivo, dalla lavorazione delle materie prime alla logistica.

Occhio al green washing
Nel corso degli anni la consapevolezza dei consumatori – in particolar modo dei più giovani – nei confronti della responsabilità ambientale e sociale dei brand è aumentata. La pandemia ha contribuito ad accelerare un cambiamento che, di fatto, era stato già intrapreso. Si è fatta strada l’idea che la crescente domanda dei consumatori per prodotti di lusso sostenibili, più durevoli e di qualità superiore, non sia soltanto una moda passeggera, ma una rivoluzione i cui effetti sono fatti per restare. Ovviamente la strada da percorrere è ancora lunga, anche perché sono ancora poche le aziende in grado di mettere in campo iniziative concrete in questa direzione. «Il termine sostenibilità è ormai diventato molto inflazionato e non sempre ciò che appare sostenibile davvero lo è» dice Zordan. «Tuttavia, questo dimostra la grande attenzione e una maggior percezione verso questo tema e il fatto che l’Europa ha deciso di intraprendere un percorso che la porterà a diventare il primo continente a “emissioni zero” entro il 2050, la dice lunga sulla rivoluzione che si sta compiendo davanti i nostri occhi. Anche il mondo del lusso nel quale operiamo – aggiunge Zordan – è sempre più attivo nel contenere l’impatto ambientale dei propri prodotti, ma solo pochi player sono giunti a misurare quello della propria catena retail».

Azioni graduali per un cambiamento globale
Quali sono, dunque, le azioni che un’azienda nell’ambito del retail può intraprendere per organizzare la propria supply chain secondo un approccio realmente sostenibile? Nel caso di Zordan, l’ottimizzazione della logistica, l’introduzione di tecnologie innovative in grado di ridurre gli sprechi e le eccedenze di magazzino, il sostegno a iniziative di inclusione dei giovani e delle eccellenze del proprio territorio sono stati tasselli fondamentali. Come anche le iniziative di collaborazione con altri attori internazionali, come ad esempio la partnership con la BCorp Treedom, grazie alla quale sono stati piantati oltre 300 alberi che hanno assorbito 60.750 kg di anidride carbonica, contribuendo a sostenere le comunità locali di cinque diversi paesi. Più in generale la scelta di certificarsi come BCorp, già nel 2016, e dunque di assumere volontariamente l’obbligo di agire secondo i più alti standard di responsabilità sociale e ambientale, ha permesso a Zordan di innescare un circuito di emulazione positivo. Solo un contesto favorevole può infatti stimolare le aziende che hanno a cuore la sostenibilità a progredire e diventare un modello per le altre. Chiaramente occorre tenere a mente che la sostenibilità ambientale o sociale non può prescindere da quella economica. Solo se i tre pilastri verranno portati avanti contestualmente, l’impatto positivo potrà protrarsi nel tempo. «Sebbene in alcuni settori le buone pratiche di sostenibilità non costituiscano ancora dei criteri di scelta, sembra che le aziende con un modello di business sostenibile riescano a costruire attorno a sé un generale clima di fiducia capace di attrarre talenti, capitali e investitori» conclude Zordan. «Anche il premio Nobel Robert Shiller si è espresso molto favorevolmente nei confronti del modello di business BCorp dicendo che questo tipo di aziende è destinato ad avere performance migliori rispetto alle altre».


28/01/2022


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