Sono soluzioni semplici per le tutte esigenze di comunicazione, anche le più complesse. Dai transfer alle personalizzazioni outdoor, passando per il marketing, oggi gli sticker sono più interessanti che mai. Ci raccontano gli ultimi trend in fatto di design, materiali, stampa e finishing Elisabetta Brambilla di Eurolabel, Ettore Colico di Seilaser, Luca Lorenzoni di Sticker Mule e Francesco Bongiorni e Giulia Hartz, illustratori.
Di Roberta Ragona | Su PRINTlovers 99
Comunicare, incuriosire, personalizzare: gli adesivi sono uno strumento di comunicazione versatile e di facile accesso, utilizzato in maniera trasversale da startup, brand affermati e realtà di nicchia. Ma qual è lo “stato dell’arte” di questo strumento essenziale quanto ingegnoso? Quante delle innovazioni che hanno investito il settore produttivo delle etichette si è esteso anche in quest’ambito?
Supporti adesivi funzionali a diverse esigenze
A partire dai materiali, il prodotto di elezione è ancora uno, ci spiega Elisabetta Brambilla, Presidente di Eurolabel e Presidente di GIPEA, Gruppo Italiano Produttori Etichette: «Se la carta rimane il materiale più utilizzato per le etichette, per quel che riguarda gli adesivi in buona parte degli usi che hanno bisogno di resistenza meccanica agli agenti atmosferici e ai graffi ci si affida soprattutto ai film, tra tutti quello in polipropilene: ha ancora un vantaggio fondamentale in termini di resistenza all’acqua e alle intemperie rispetto alle alternative disponibili. Si sente ancora utilizzare colloquialmente “vinile”, ma in realtà il PVC è un materiale che – almeno all’interno della Comunità Europea – non viene più utilizzato, se non per applicazioni in cui non c’è alternativa tecnologica. Non è certo il caso degli adesivi, in cui il ventaglio di materiali è vastissimo. Lo stesso discorso vale per l’inchiostro a solvente che si utilizzava per la stampa su vinile: adesso buona parte della stampa di sticker avviene con tecnologia inkjet».
Ma il mondo degli adesivi va ben oltre sticker ed etichette: il ventaglio di possibili materiali e applicazioni si è notevolmente allargato, come fa presente Ettore Colico, Converting Director di Seilaser, azienda specializzata in taglio e marcatura basate sulla tecnologia laser: «Anche guardando a supporti più particolari con cui lavoriamo, dal punto di vista della resa estetica e della texture il poliuretano è un’eccellente alternativa alla pelle: si lavora meglio con il laser, il taglio è più rapido e pulito sulla pelle sintetica rispetto alla pelle naturale, che invece tende a carbonizzare. Ci sono poi i supporti innovativi come i materiali riflettenti che vengono utilizzati ad esempio nell’abbigliamento sportivo e nella sicurezza: da un punto di vista di lavorazione sono tutti esempi di sticker ed etichettatura. La scelta del materiale ha a che fare la funzione d’uso: non userò per una maglietta uno sticker in polipropilene ma un termotransfer, per cui quello che prima doveva essere cucito può essere applicato con materiali adesivi con un risparmio concreto in termini di tempo».
Oltre il brand: Patreon, Belmond e Dynamo the Good Company
Quando si tratta di adesivi promozionali non ci si può più accontentare di stampare un semplice logo: c’è bisogno di un pensiero progettuale in grado di incuriosire e catturare. Giulia Hartz, illustratrice italiana che vive e lavora a Berlino, ci racconta il lavoro che ha realizzato per Patreon nel 2022: «Se si vuole produrre qualcosa che le persone abbiano voglia di usare per personalizzare i propri oggetti quotidiani – come il laptop, il telefono o la borraccia per l’acqua – il momento in cui era sufficiente stampare il proprio logo su pvc credo sia passato, almeno per quello che riguarda gli appuntamenti di settore, in cui la comunità creativa è molto presente. È il tipo di lavoro che ho realizzato per Patreon – una piattaforma in cui i creativi vengono supportati dai propri fan attraverso forme di abbonamento ai contenuti – in occasione dell’edizione 2022 di Pictoplasma. Pictoplasma è un festival di character design e comunicazione visiva che si tiene a Berlino, di cui Patreon è sponsor. Dovendo realizzare degli sticker da inserire nella goodie bag dell’evento abbiamo lavorato insieme su design che trasmettessero i valori del brand in maniera creativa, attraverso illustrazioni e grafiche accattivanti per un pubblico di appassionati e professionisti. Già in fase di progettazione e durante la discussione del brief, avevo portato con me il loro campionario di materiali perché ho immaginato da subito le immagini su sfondo olografico e glitterati: hanno quell’effetto wow che può davvero funzionare come conversation starter».
La funzione di accendere la scintilla della curiosità e far partire una conversazione è un compito che gli adesivi stampati condividono con gli sticker digitali che utilizziamo sempre più di frequente nella comunicazione social, anche di brand. Continua Giulia Hartz: «Il punto di forza dello sticker è che devi esprimere un concetto in maniera così sintetica e chiara che anche con solo un elemento in meno il messaggio trasmesso non è più lo stesso. È un esercizio di sintesi, efficacia e incisività: stessa cosa vale per gli sticker digitali, se possibile in maniera ancora più amplificata perché la superficie a disposizione per comunicare è ancora più ridotta e spesso fruita all’interno di un telefono».
Secondo Francesco Bongiorni la differenza tra i due è soprattutto il tempo: «Il dialogo tra digitale e fisico esiste: la differenza che vedo io è che il digitale è rapido, si nutre continuamente di nuovi contenuti, mentre un’immagine stampata è fatta per essere guardata più a lungo: essendo pensata per personalizzare un oggetto – come ad esempio una valigia che ci accompagnerà nei nostri viaggi per diversi anni – è come immagine in cui trovare motivi di interesse visivo che durino più del tempo dello scroll».
L’esempio della valigia non è casuale: l’estetica delle sticker di viaggio è tornata di grande attualità, una tendenza che mette assieme il filone della personalizzazione e il desiderio di portare con sé ricordi tangibili delle proprie esperienze. Brand come Samsonite e Rimowa ormai da qualche tempo hanno iniziato a mettere in commercio sticker dedicati alle città del mondo per personalizzare i propri set da viaggio, ma l’estetica degli adesivi di viaggio di inizio secolo è ciò che ha ispirato la campagna della catena di luxury hotel Belmond, illustrata proprio da Francesco Bongiorni: «Sono stato chiamato insieme ad altri artisti a realizzare delle illustrazioni che richiamassero l’estetica degli adesivi di viaggio per i bagagli in voga tra l’inizio e la metà del Novecento. Si faceva riferimento a un’estetica del viaggio che si può ritrovare nelle affiche dei luoghi di villeggiatura sino agli anni Sessanta. Gli adesivi venivano usati per una ragione sia funzionale che estetica, per indicare dove era diretto il bagaglio, ma anche come ricordo di un luogo e di un’esperienza. Erano in un certo senso la testimonianza fisica di questa esperienza». Adesivi che – al pari della scelta della carta, di nastri e finiture per il packaging – si inseriscono in un progetto di immagine coordinata dove tutto deve concorrere a suggerire l’idea di un’esperienza di alta gamma. Quindi le immagini delle illustrazioni, ma anche le fustellature: «Le forme sono nate organicamente durante la fase di progettazione dell’illustrazione come parte integrante del design, e altrettanto i font e la tipografia, che insieme concorrono ad evocare un’atmosfera. Le forme degli adesivi erano fustellate per richiamare oggetti o elementi tipici dei luoghi. Ad esempio la forma dei finestrini dei treni della linea ferrovia del Giant Causeway per il Belmond Grand Hibernian in Irlanda, o le forme dell’architettura Khmer per il Belmond La Résidence d’Angkor in Cambogia. Non solo hotel quindi, ma più in generale le esperienze che era possibile vivere in quei luoghi». Gli sticker sono stati realizzati tenendo in mente diversi utilizzi: da un lato fare parte degli welcome pack per gli ospiti delle strutture, e dall’altra nella comunicazione delle strutture stesse, quindi su sito, materiali promozionali e nelle campagne social e adv».
Hanno una funzione promozionale, ma soprattutto di creazione di un senso di community, gli sticker progettati dall’agenzia The Embassy e realizzati da Eurolabel per Dynamo The Good Company all’interno dell’edizione 2022 del laboratorio Brand Revolution. Dynamo The Good Company, marca di abbigliamento outdoor nata dall’esperienza del Dynamo Camp, crede fermamente che diffondere il bene possa cambiare il mondo, accomunando persone che condividono gli stessi valori; durante Brand Revolution The Embassy ha realizzato alcuni strumenti per “agevolare la diffusione del bene”: una box per l’e-commerce che dà il benvenuto ai nuovi membri della community e che rappresenta concretamente il cambiamento che le cose fatte bene possono apportare nel mondo attraverso il riuso; una label in tessuto personalizzata per ogni capo e accessorio, e gli sticker, uno strumento speciale di “Guerrilla Goodness” pensato per riconoscere e spargere il bene con un pizzico di allegria. Sticker, dunque, non come semplici elementi collaterali per aumentare la visibilità del brand. Eurolabel ha realizzato diversi set di sticker a foglio stampati in digitale su PP bianco. I foglietti prefustellati contengono sticker di diverse forme che contengono diversi messaggi.
Una questione di fustellatura…
Parlando di fustellatura Ettore Colico spiega i vantaggi che si possono ottenere tramite le lavorazioni laser in un’ottica di riduzione dell’impatto della produzione: «La tecnica di taglio laser può essere sfruttata sia come opportunità di uso efficiente dei materiali e di riduzione degli sfridi, sia per quel che riguarda i consumabili. Utilizzando il taglio laser si ottiene una riduzione dei materiali di risulta delle lavorazioni: si evita la produzione, stoccaggio e smaltimento delle fustelle, tipicamente in legno di betulla con ferro trancia o lama in metallo. Poi non c’è il costo energetico e materiale del trasporto, perché le fustelle sono completamente digitali e tutte le modifiche e ottimizzazioni possono essere effettuate sul file di macchina. Viene ridotto significativamente anche il costo di stoccaggio: è particolarmente significativo quando si tratta di grandi formati, per cui le fustelle di grandi dimensioni hanno bisogno di metrature dedicate esclusivamente alla catalogazione e archivio. È una tecnologia digitale che non necessita di consumabili e quindi permette di fare ottimizzazioni molto più agili in tutte le fasi di lavorazione».
… e di stampa digitale
Le tecniche di stampa di digitale consentono inoltre di ridurre i minimi d’ordine, in un’ottica di efficienza che avvantaggia i clienti ma che consente anche di lavorare con un occhio alla sostenibilità, come sottolinea Luca Lorenzoni, Sales & Marketing manager per l’Italia di Sticker Mule, azienda americana di produzione e vendita di adesivi personalizzati e altri prodotti per la comunicazione di brand come spille, magneti, etichette e buste: «Quando si parla di sostenibilità bisogna considerare l’intero ciclo del prodotto: realizzare un prodotto longevo che dura più a lungo – in termini di resistenza meccanica, brillantezza dei colori, aderenza – è una scelta responsabile. Lavorare con dei minimi d’ordine ridotti consente di produrre solo ciò cui si ha effettivamente necessità. Le nostre modalità di produzione ci permettono di stampare contemporaneamente in bobina ordini diversi, per minimizzare le inefficienze e ridurre al minimo gli sfridi. Abbiamo dei team locali che si occupano di ottimizzare i processi e le macchine: è una scelta strategica per l’azienda ma che ha anche una ricaduta positiva in termini di impatto». E restando sulla longevità del prodotto, un aspetto fondamentale è la scelta del collante: «Essendo il nostro un prodotto che resiste molto bene alla luce, agli agenti atmosferici e che mantiene l’aderenza sul lungo termine uno dei nostri target principali oltre alle aziende tech è quello legato alle attività sportive e outdoor. Gli adesivi devono avere un collante efficace e duraturo nel tempo: proprio perché produrre degli adesivi è un modo semplice ed efficace per fare comunicazione senza incidere troppo sul budget, non è mai consigliabile pensare di tagliare sulla qualità del prodotto finale per andare al risparmio: se il risultato finale è scadente veicola un’immagine di scarsa qualità del brand, ottenendo il risultato opposto a quello desiderato».
Le potenzialità della glassine
Quando si tratta di ridurre i materiali di risulta prodotti dalle lavorazioni, c’è uno spazio di stampa che si può sfruttare in maniera creativa, come dice Elisabetta Brambilla: «Rispetto a quando si lavora sulle etichette, nel caso degli sticker la glassine è un materiale che non viene lavorato direttamente, ma che va nelle mani del cliente. In questo senso può diventare un ulteriore spazio interessante per la comunicazione di brand. Anziché lasciare in bianco il retro degli sticker, perché non sfruttarlo? Sul retro di un adesivo si possono inserire informazioni importanti riguardo la propria azienda. Un ulteriore modo per usare in maniera creativa questo spazio bianco è quello di inserire un QR code che faccia atterrare su un contenuto multimediale, come un video di presentazione o una landing page».
È quello che fa ad esempio Stickerapp, per cui Giulia Hartz ha realizzato uno stickersheet dedicato a mostrare le potenzialità dell’inchiostro neon pink: «Ho disegnato per conto di Stickerapp un foglio di sticker a tema San Valentino. Si tratta di sheet promozionali che i clienti trovavano all’interno del proprio ordine: ogni sticker sheet è pensato per comunicare una novità, di materiali o di lavorazione. In questo caso si trattava della stampa con quinto colore con inchiostri neon, in particolare il nuovo colore neon pink. Sul retro del foglio ci sono le informazioni sull’artista che ha realizzato le grafiche, e un breve testo che spiega il materiale o tecnica e una call to action con QR code che rimanda a maggiori informazioni sul loro sito. È un modo per utilizzare in maniera intelligente uno spazio che altrimenti sarebbe solo un consumabile».
Oltre il quinto colore e le lavorazioni speciali, la tecnica che promette di dare via libera alla fantasia dei design ce la spiega Ettore Colico: «In questo momento una delle novità più interessanti è il prespaziato. Non è composto da un’etichetta adesiva in un unico pezzo, o da diverse etichette da mettere in posa manualmente, ma da più etichette che vengono posizionate insieme, con una struttura che le tiene a registro. Si tratta di una tecnica che si può declinare negli usi più vari, dall’abbigliamento all’outdoor al packaging all’interior design. Permette un risparmio significativo in ore/uomo, perché non necessita delle lunghe rifiniture a mano che i design più complessi finora richiedevano per andare in posa, con un abbattimento dei costi che apre le possibilità di immaginare design complessi e articolati anche per realtà più piccole ma con idee ambiziose. Inoltre si può applicare a tutti i materiali, dalla carta al poliuretano al tessile: le possibilità per il design sono infinite».