La verniciatura regala agli stampati un tocco in più, ne valorizza le forme, i grafismi, i dettagli. Ma quali sono le varianti applicabili? I risultati più interessanti si ottengono coniugando tecniche e finiture diverse. Ma, come sempre, per ottenere buoni risultati è importante conoscere tipologie, effetti e tecnologie.
Di Lorenzo Capitani | Su PRINT 74
Il 6 novembre 2017 il commerciante e storico d'arte inglese Philip Mould pubblica su Twitter un video straordinario. Si tratta del restauro di un dipinto del 1618 raffigurante una nobildonna vestita di rosso con un raffinato pizzo di Bruges e preziosi orecchini di rubini.
Il post diventa subito virale tanto che l’autore stesso ironizza: “Più di un tweet di Donald Trump”. In pochi secondi viene via uno strato di vernice vecchio centinaia di anni e il dipinto riappare in tutto il suo splendore. Lo spesso strato era stato applicato per proteggere la pittura dall'avanzare del tempo, ma con il passare delle stagioni aveva finito con l'ingiallirsi, occultando i colori originali. Ecco: quest’episodio andrebbe ricordato ogni qual volta decidete di verniciare il vostro stampato.
Non tanto perché sia destinato a così lunga vita, quanto piuttosto peché, anche in stampa, la vernice può essere un grande alleato e andrebbe conosciuta al meglio, perché, nel bene o nel male, altera i colori. Oggi l’uso della verniciatura è assai diffuso, la tecnologia ha abbassato i prezzi e ha aperto nuove possibilità e quasi non c’è stampato che anche solo per protezione non venga verniciato, dal biglietto da visita al packaging più ricercato. Ma il rischio di confusione è alto, non fosse altro perché ogni stampatore usa il suo gergo. Ma andiamo con ordine.
Perché verniciare
La prima cosa da chiedersi, prima ancora se verniciare o no, è perché verniciare, quale effetto si vuole ottenere. La vernice, qualunque essa sia, anche la più trasparente, stesa sopra l’inchiostro, rende i colori in modo diverso perché modifica la rifrazione della luce. Oltre al fatto che ciascun colore si comporta in modo diverso quando è verniciato. E questa alterazione è evidente visto che lo scopo è proprio creare effetti. Pensiamo a una verniciatura a registro ad alto lucido: ogni dettaglio è esaltato, spicca dal fondo e attrae lo sguardo. L’opaca, invece, può far apparire tutto molto più piatto e spento. Eppure, l’uso di carta matt e verniciatura opaca è molto usato, anche per soggetti che vorrebbero colori vibranti, come la moda. Insomma, tutto lecito purché sia consapevole. Perché c’è sempre chi si sorprende per l’esito diverso da quello previsto dovuto al cambiamento talmente evidente che la verniciatura esercita sulla stampa.
Sempre più la verniciatura viene scelta dai creativi non solo perché abbellisce lo stampato e lo protegge, ma anche perché consente loro di creare effetti originali. È tutto vero, e allora andrebbe concepita quasi più come un inchiostro, che soltanto come una nobilitazione. Una tinta che riproduce grafismi come qualsiasi altro colore. Avete presente certe texture di Gucci che per realizzarle spesso non serve nemmeno un colore, ma sono sufficienti un foglio laminato e un sapiente mix di verniciature per creare le GG? Lo stesso dicasi se si vogliono ottenere effetti che sfruttano la verniciatura a tavola piena o solo di alcune aree lavorando a registro. In tutti questi casi è indispensabile, ma quando non si ha chiaro l’effetto che si desidera è bene procedere con verifiche puntuali senza affidarsi al caso o alla tentazione di verniciare a tutti i costi. Il lucido e l’opaco della verniciatura amplificano una condizione che, se non controllata, può determinare spiacevoli incomprensioni sull’esito finale dello stampato.
Vernice come protezione
Anche quando si pensa solo di voler proteggere, il nostro stampato verniciato cambierà: sarà più lucido o più opaco rispetto a come sarebbe stato senza vernice. Avete presente quelle auto sportive wrappate con pellicole opache? Sembrano quasi un altro modello quando non hanno la classica vernice lucida. A esaltare gli effetti, in stampa, contribuiscono anche i supporti, più o meno grezzi, secondo la regola che finiture simili si sommano, opposte si sottraggono. Quindi, per esempio, verniciare in opaco una carta già opaca aumenterà l’effetto matt, appiattendo i colori e chiudendo leggermente i dettagli. Ma se il fondo sotto, di protezione, è piatto e si verniciano lucide alcune aree, immagini e testi acquistano maggior visibilità, arrivando a scrivere addirittura con la sola vernice trasparente.
Queste vernici di protezione vengono applicate in linea e a tavola piena, normalmente con un gruppo dedicato. Sfruttando un gruppo spalmatore è possibile per esempio realizzare verniciature a spot. Ne esistono di vari tipi: primer puri usati per la verniciatura del fondo in vista della successiva applicazione di una sovrastampa UV o plastifica, che hanno scarsa finitura lucida o opaca, ma alta resistenza all’abrasione; le vernici grasse di macchina impiegate per pura protezione senza eccedere con la lucentezza; infine le vernici acriliche che nascono proprio con lo scopo di proteggere il foglio, garantire l’asciugatura più rapida e quindi la possibilità di andare alle altre lavorazioni più velocemente. Le acriliche negli ultimi tempi hanno fatto grandissimi passi avanti, non ingialliscono, permettono risultati estremamente validi, sia per la lucentezza che per l’opacità del supporto, oltre ad avere un’alta resistenza allo sfregamento.
Vernice come finitura
Certamente gli effetti più facili da ottenere sono la lucidatura o l’opacizzazione del foglio applicando a tavola piena vernici lucide o opache su carte più o meno patinate in modo da graduare l’effetto voluto. Il tutto, come visto, in linea. Ma i risultati più interessanti si ottengono mischiando tecniche e finiture diverse, creando infiniti giochi di lucido-opaco e sfruttando quanto oggi disponibile sul mercato, digitale compreso, come ci spiega Lorenz Boegli fondatore dell’Atelier für Siebdruck. “È il packaging, soprattutto quello di lusso, oggi la vera fucina della creatività. Qui si ritrovano spesso gli effetti più sorprendenti, perché protezione e nobilitazione, esigenze agli antipodi, devono convivere necessariamente. Oggi, più dell’offset, è la stampa digitale, e penso a Scodix soprattutto, che ha dato una forte spinta creativa. In particolare, nel lusso, soprattutto per le piccole tirature, è l’UV lucido a rilievo a essere molto richiesto, soppiantando la verniciatura a spot che risulta meno esclusiva.” Ma c’è anche il JETvarnish 3D della francese MGI Digital Technology, verniciatura digitale, apprezzato da brand del beverage come Heineken o dell’entertainment come UbiSoft.
Conoscere le ibride
Ma facciamo un passo indietro. Prima di ricorrere all’UV digitale o alla serigrafica, buoni risultati, con costi di produzione ridotti, si possono ottenere già con le vernici ibride o l’offset UV. La stampa offset ibrida, o drip off, è una tecnologia studiata per consentire la realizzazione in linea, in un solo passaggio di macchina, di effetti appunto ibridi che combinano sullo stesso foglio aree lucide e opache grazie all’impiego di due vernici, acriliche e UV, che si respingono. Le zone opache possono avere una finitura satinata oppure strutturata detta anche a buccia d’arancia, per una sensazione non solo visiva, ma anche tattile, piacevole e insolita. Ovviamente sono possibili verniciature assolutamente a registro con grafismi anche minimi. Lo stesso avviene con l’UV, con il vantaggio che la resa del lucido e la protezione sono altissime, tanto che in settori come la cosmesi l’uso dell’UV è indispensabile.
Protezioni offset UV
Nato principalmente come alternativa economica alla plastificazione, per la protezione di copertine di riviste o cataloghi, l’UV si è affermato in tutti i settori per la velocità di essiccazione e per la possibilità di “stampare” lucido solo dove serve; inoltre, come suggerisce Boegli, “consente veramente di distinguersi creando effetti che sono altamente tecnici come la verniciatura di texture o su carta naturale, fino ad arrivare a combinare lucentezze diverse rendendo con l’opaco l’effetto raso o satinato”. Ma ancora una volta tutto dipende da quello che si vuole ottenere. Perché se si vuole uno strato importante, allora si può solo ricorrere alla serigrafia, eventualmente digitale. E allora quale scegliere? Lorenz non ha dubbi: “quando si vuole massima copertura e un forte contrasto si può solo ricorrere alla serigrafia”. Se non si ricerca il lusso, come in un libro o in una brochure, l’offset garantisce buoni risultati: anche perché sfruttando l’opaco della carta si può risaltare solo quello che interessa. Oltre al fatto che l’opaco, anche puro, risulta certamente più ricercato del lucido che si trova in qualsiasi edicola. Ma il massimo si ottiene mischiando materiali diversi e serigrafia, non fosse altro che per la gamma di pigmenti che possono essere mischiati direttamente nel telaio.
Alte forniture
Quando lucido e opaco non bastano più, quando non ci sono dettagli da esaltare, alti spessori da raggiungere, o solo si cercano risultati estremamente raffinati, si può ricorrere a finiture soft-touch che rendono la superficie estremamente interessanti al tocco, dando la sensazione di morbidezza, di gommosità. Nike per esempio l’ha scelta per il packaging della sua linea di abbigliamento tecnico Therma per comunicare la delicatezza dei materiali. O ancora Van Cleef & Arpels per box e shopper stampati in nero rispettivamente su cartoncino da 150 e 1200 gr, verniciati UV soft-touch e impressi a caldo. Ma come detto sopra, la vernice può essere usata proprio come un colore miscelata ad esempio con i pigmenti a base di mica Iriodin (brevetto della Merck) a bassa percentuale per ottenere effetti cangianti, con riflessi che passano dal blu al viola al giallo oro, e addirittura perlescenti, ottenuti sempre con pigmenti Iriodin. Per questo tipo di verniciatura si possono usare sia le vernici grasse che quelle acriliche, anche se queste in particolare hanno una resa maggiore, per via della possibilità di spalmare sulla carta, durante la stampa, una quantità maggiore di vernice rispetto a quanto possibile con le grasse, ottenendo maggior lucentezza e profondità.
Stampati superbrillanti
Ma se l’obiettivo è far brillare o luccicare il nostro stampato, si può ricorrere al glitter in verniciatura extra lucida. Questo tipo di finitura si ottiene miscelando particelle di poliestere lucide all’interno delle vernici in modo che il veicolo delle vernici stesse possa inglobare queste polveri e consenta così di passare sia attraverso le maglie del telaio di serigrafia sia attraverso i rulli di stampa. Queste vernici infatti possono essere utilizzate o con la tecnica UV oppure con vernici grasse. La densità di queste polveri determinerà il grado di brillantezza del prodotto stampato con verniciatura a glitter. Molto usato nel mercato della stationery e del packaging di cosmetici e giochi per bambini. Analogamente, affogando nel substrato trasparente diverse sostanze, i produttori di inchiostri hanno ottenuto vernici con effetti ruvidi o sabbia.