Il settore della stampa sta attraversando una trasformazione significativa spinta sempre più verso la sostenibilità, che viene vista come leva strategica per il proprio business. Ayming Italia, in collaborazione col Centro Studi Printing di Stratego Group, ha sottoposto un questionario alle imprese del settore della stampa per comprendere la loro percezione rispetto ai temi di sostenibilità e all’urgenza dell’integrazione di questi aspetti nel business, e ha presentato i risultati durante il Print Economic Forum 2023.
Di Sara Monti,Senior Sustainability Consultant at Ayming Italia Srl SB | Su PRINTLovers 100
In questo articolo presentiamo i risultati della ricerca e alcuni concetti chiave rispetto all’integrazione dei fattori di sostenibilità nel relativo contesto. Verrà posta inoltre l’attenzione sui driver che spingono le imprese verso un percorso sostenibile, sulle diverse forme di rendicontazione presenti, sui cambiamenti della governance di sostenibilità, e sul ruolo cruciale degli stakeholder e dell’interconnessione nella catena del valore.
Perché intraprendere un percorso di sostenibilità
Per analizzare le ragioni che spingono le imprese a intraprendere un percorso di sostenibilità, è stato chiesto agli intervistati di dichiarare quali siano i driver chiave che li hanno incentivati in questo cammino. Le motivazioni più rilevanti emerse sono creare un impatto positivo, migliorare la reputazione di brand, risparmiare risorse e aumentare la trasparenza verso clienti e consumatori. Altri driver dichiarati meno importanti concernono gli obblighi normativi, i rating ESG, e la trasparenza verso il Top Management e i dipendenti.
Raccontare le proprie performance di sostenibilità
Uno dei cardini principali di un percorso strutturato di sostenibilità è – secondo gli esperti ESG – la cosiddetta rendicontazione di sostenibilità o non finanziaria. Il GRI (Global Reporting Initiative – il framework internazionale per la rendicontazione di sostenibilità per eccellenza), definisce il reporting di sostenibilità come “la misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità nei confronti di stakeholder sia interni sia esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile”. Gli strumenti di rendicontazione che possono essere adottati dalle imprese sono al momento molteplici, come ad esempio:
il Bilancio di Sostenibilità, redatto in modo volontario secondo standard internazionali come ad esempio il GRI;
la Dichiarazione non Finanziaria, obbligatoria secondo la nuova direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) dal 2024, e redatta secondo lo standard ESRS (European Sustainability Reporting Standard);
il Report Integrato, che integra informazioni finanziarie e di sostenibilità;
la Relazione di Impatto, obbligatoria per le società benefit, che racconta gli obiettivi di beneficio comune prefissati dall’impresa.
In generale, lo scopo della reportistica di sostenibilità è raccontare le performance di sostenibilità di una azienda per rispondere a richieste di trasparenza; è quindi uno strumento di comunicazione verso gli stakeholder interni ed esterni all’azienda, e permette di strutturare un processo di raccolta e monitoraggio dei dati socio-ambientali. Per la redazione del documento vengono utilizzati standard internazionali di rendicontazione, come ad esempio il Global Reporting Initiative o gli ESRS. Gli standard stabiliscono i criteri secondo cui devono essere strutturati gli indicatori qualitativi e quantitativi rendicontati.
Nel settore della stampa, il Bilancio di Sostenibilità (41%), il Report Integrato (17%) e la Relazione di Impatto (15%) sono gli strumenti di rendicontazione più conosciuti, mentre il 17% dei rispondenti non ne conosce nessuno. Tra i rispondenti viene invece redatto maggiormente il Bilancio di sostenibilità (38%) mentre il 39% non redige nessuno di questi documenti. Secondo le percezioni dei rispondenti, inoltre, i maggiori benefici derivanti dall’intraprendere un percorso di rendicontazione di sostenibilità sono il miglioramento della brand reputation, una maggior trasparenza, una riduzione del rischio, l’attrazione di nuovi clienti e l’ottimizzazione dei processi interni. Infine, come anticipato, dal primo gennaio 2024 entra in vigore la nuova direttiva europea (CSRD) che rende obbligatoria la Dichiarazione non Finanziaria per molte più imprese rispetto a quelle già obbligate a redigerla, portando innovazioni significative su molti aspetti metodologici.
La governance di sostenibilità
La governance di sostenibilità è un insieme di organi, regole e processi per definire, realizzare e monitorare politiche a favore dell’ambiente e della società. Per strutturarla efficacemente è necessario innanzitutto rivedere composizione e competenze del Consiglio di Amministrazione per guidare gli sforzi di sostenibilità, allineando allo stesso momento scopo, strategia e cultura interna, elementi essenziali per una realizzazione coerente degli obiettivi di sostenibilità. In pratica, è importante puntare a un cambiamento di mentalità che possa portare un approccio diverso al processo decisionale. Ovviamente, il processo di integrazione della sostenibilità nella cultura aziendale sarà diverso per ogni organizzazione. Per ultimo ma non meno importante, la chiarezza dei ruoli e delle responsabilità risulta fondamentale per una solida governance ESG. Il Consiglio di Amministrazione, attraverso il suo modello di governance, deve definire la supervisione dei controlli, dei rischi, degli indicatori e dei dati ESG e la loro rilevanza per le decisioni strategiche e per gli obiettivi dell’azienda. Delle imprese intervistate, il 16% dichiara di essersi dotata di un Sustainability Manager, il 6% di un Energy Manager, mentre il 14% non ha nessuna figura ESG specifica. Le restanti imprese si sono dotate delle classiche figure di governance ordinaria come HR manager (19%), Quality e HSE manager (8%), Chief Financial Officer (19%) e Chief Marketing Officer (12%).
Infine, le certificazioni, le politiche e i sistemi di gestione sono strumenti utili per strutturare e gestire al meglio la propria governance di sostenibilità. Le certificazioni più in voga tra gli intervistati sono le ISO 14001 e ISO 45001, mentre circa il 60% non possiede alcuna certificazione. Marginali sono la certificazione B-Corp, la certificazione della impronta di carbonio di prodotto (ISO 14067), e le certificazioni di settore quali FSC e PEFC. Il 55% degli intervistati invece ha un codice etico o di condotta.
L’importanza degli stakeholder
Nel percorso di sostenibilità, è importante tenere in considerazione anche i propri stakeholder, ossia i portatori di interesse. Lo stakeholder è una “entità o individuo che può ragionevolmente essere influenzato in modo significativo dalle attività, dai prodotti e dai servizi dell’organizzazione o le cui azioni possono ragionevolmente incidere sulla capacità dell’organizzazione di attuare con successo le proprie strategie e raggiungere i propri obiettivi” (Linee guida GRI).
In particolare, le imprese della stampa intervistate hanno dichiarato che gli stakeholder maggiormente interessati alla reportistica di sostenibilità sono principalmente i clienti e i consumatori, ossia quella parte della catena del valore che fa pressione alle imprese per intraprendere un percorso di sostenibilità, come è emerso nella prima domanda del questionario. Sono invece mediamente interessate le agenzie di rating, gli investitori e finanziatori, e le comunità locali. In generale, è sempre importante identificare i propri stakeholder, mappare i loro interessi, e coinvolgerli in attività mirate e specifiche quali ad esempio workshop, questionari, eventi e interviste, sia per questioni di trasparenza, sia per comprendere al meglio la direzione da prendere nel proprio percorso di business sostenibile.
Interconnessione e sensibilizzazione della catena del valore
Come ultima cosa, ma non per importanza, è cruciale considerare l’interezza della catena del valore al cui interno l’impresa è inserita. Ogni impresa, infatti, ha un ruolo di responsabilità sia verso sé stessa sia verso gli attori con cui collabora e si interfaccia, anche indirettamente.
Sulla catena del valore premono diversi fattori di sostenibilità quali la generazione di un impatto positivo, la normativa, la reputazione, la trasparenza e il posizionamento sul mercato. Questi elementi spingono gli attori delle diverse catene del valore ad agire verso la sostenibilità e a sensibilizzare a loro volta gli altri soggetti coinvolti. In questo senso, i fornitori e i clienti possono svolgere un’azione di sensibilizzazione nei confronti dell’impresa avanzando ad esempio richieste di trasparenza. Dall’altra parte, l’impresa può sensibilizzare a sua volta i propri dipendenti e il board, ed essere anche sensibilizzata dai consumatori, anche se indirettamente, nel caso delle B2B.
Gli strumenti di sensibilizzazione interna ed esterna maggiormente presenti tra le imprese intervistate sono i sistemi di gestione e le certificazioni ambientali, il codice etico, le attività di marketing responsabile ed etichettatura dei prodotti. Sono mediamente presenti invece strumenti come il codice di condotta per i propri fornitori, i sistemi di gestione e le certificazioni sociali. Alcune imprese non hanno invece intrapreso nessuna azione di coinvolgimento e sensibilizzazione della propria catena del valore.
L’attenzione verso la catena del valore e la sua sensibilizzazione sarà ancora più importante quando entrerà in vigore, prossimamente, la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), approvata a dicembre 2023, che richiederà alle imprese di gestire in modo oculato gli impatti sociali e ambientali lungo l’intera supply chain.
In conclusione, l’integrazione dei fattori di sostenibilità nel settore della stampa è essenziale per affrontare le sfide globali attuali. I driver chiave, come la creazione di un impatto positivo e il miglioramento della reputazione di brand, stanno guidando le imprese verso pratiche più sostenibili. La sostenibilità però è un viaggio multifasico che coinvolge driver, rendicontazione, governance, certificazioni, stakeholder e tutta la catena del valore. Solo con un approccio olistico, il settore potrà guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile.
Ayming è una multinazionale specializzata in Business Perfomance Consulting presente in 13 Paesi con un team multidisciplinare. Il Gruppo mette a disposizione dei suoi clienti, con i quali instaura una collaborazione continuativa, le proprie competenze in Finanza Agevolata, facilitazione dell'accesso a bandi e contributi, Fiscalità e Compliance e consulenza in ESG e sostenibilità.