Fino al 30 giugno (la scadenza è stata prorogata) è possibile presentare la propria candidatura all'AIAP Women in Design Award. Giunto alla sua quinta edizione, è nato nel 2012 ed è il primo premio mondiale rivolto alle donne designer della comunicazione visiva e alle realtà lavorative a loro collegate. Ma non solo: dopo oltre dieci anni di vita AWDA può definirsi osservatorio e progetto di ricerca dallo sguardo intergenerazionale e intersezionale. Ne abbiamo parlato con il nucleo storico di organizzatrici, le designer, docenti e socie AIAP Laura Moretti, Cinzia Ferrara, Daniela Piscitelli e Carla Palladino.
Di Michela Pibiri
Come nasce AWDA?
AWDA è un progetto di ricerca ambizioso e consolidato nel tempo, che ha il preciso obiettivo di fare emergere, in un’ottica di valorizzazione e gender equality, quelle figure femminili del design della comunicazione visiva, del passato, del presente, del futuro, che la storia non sempre riporta. Il minimo comun denominatore di noi curatrici del progetto è l’essere socie e aver rivestito ruoli apicali nell’AIAP, Associazione italiana design della comunicazione visiva. Siamo anche designer, libere professioniste e docenti in università e accademie: Università degli Studi di Palermo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, IED Istituto Europeo di Design di Firenze.
Nel 2012 Cinzia Ferrara, Laura Moretti, Daniela Piscitelli, lavorando su un’idea iniziale di Laura Moretti, hanno formato il primo nucleo di curatrici di AWDA. Successivamente si è integrata Carla Palladino, e attualmente il gruppo ha accolto studentesse e diplomate all’ISIA di Urbino e una giovane giornalista: Costanza De Luca, Angelica D’Errico, Greta Rolando, Bianca Sangalli Moretti, Emma Sangalli Moretti, Lucia Tonelli e Greta Valotto, espressione di crescita e rinnovamento non solo anagrafico. A riprova del suo valore, a partire dal 2019 AWDA si svolge in partnership con ico-D, l’International Council of Design, che ha creduto nel premio e nella sua mission, e ha coinvolto due associazioni internazionali: Graphill, Norwegian Association for Visual Communication, e ADGI, Asosiasi Desainer Grafis Indonesia.
Quali ricadute hanno avuto le edizioni passate?
Oltre a fare emergere il ruolo delle donne in una logica di riscrittura della storia (o delle storie) del design della comunicazione visiva che non deve includere solo figure femminili di spicco o già storicizzate, AWDA si pone come osservatorio, valorizzando la “dimensione femminile nascosta” nel progetto, in riferimento alle nuove modalità di produzione, alla gestione dei processi, alle pratiche di condivisione in una nuova dimensione a-temporale, a-moderna, in cui le qualità di adattabilità e flessibilità dettano le regole del gioco. Vuole anche dare voce a un lavoro diffuso quanto poco e male rappresentato in Paesi in cui lo sviluppo delle competenze e la promozione del lavoro femminile è lontano da una condizione di uguaglianza. A distanza di dieci anni nessuno di tali ambiziosi obiettivi si è dimostrato inattuale (purtroppo!). Avremmo voluto molto volentieri riformulare qualche punto ma ci siamo trovate a riflettere su quanto un premio come AWDA si dimostri ancora necessario.
Quanto è importante la stampa in AWDA?
Attribuiamo alla stampa grande valore, lo dimostra da un lato l’avere incluso per ogni progetto un colophon in cui sono riportate non solo le professionalità coinvolte ma anche tutti i dati relativi a carta e stampa, dall’altro l’avere sempre collegato a ogni edizione del premio la realizzazione di un volume che è per noi molto più di un catalogo. Ne è un esempio il volume speciale UNCOVER AWDA che non solo accoglie progetti della terza e quarta edizione del premio, ma include saggi, riflessioni teoriche e interviste ad attiviste, che affrontano attraverso la lente del design i temi dei diritti e del lavoro femminile, e più in generale delle disparità in ogni ambito. Un volume che è una sperimentazione grafica e tipografica che abbiamo potuto realizzare grazie al contributo delle giovani progettiste (studentesse dell’ISIA di Urbino) e dei nostri partner tecnici, Tiburtini per la stampa e ICMA per le carte.
Quali sono gli sviluppi futuri del premio?
Al momento siamo concentrate sulla quinta edizione, sulla distribuzione del volume UNCOVER AWDA e sulla costruzione di una rete che consenta al premio di crescere. Siamo alla ricerca di partner che insieme a ico-D possano aiutarci nella divulgazione e sviluppo. Siamo convinte che AWDA sia molto più che un premio: è una piattaforma di confronto e dialogo, che ha l’intento di generare un network tra designer, ricercatrici, attiviste. Tra gli obiettivi futuri: far conoscere AWDA in quei paesi del mondo in cui alle donne sono negati i principali diritti umani e non solo quelli relativi alla possibilità di studiare, lavorare, realizzare progetti. Sappiamo che questo non potrà da solo modificare le realtà, ma potrà essere un contributo al cambiamento culturale.
Il bando e le istruzioni per partecipare alle diverse categorie di concorso si trovano sul sito www.aiap-awda.com
Articolo aggiornato il 01/06/2023 con la data di proroga della scadenza