Più che una casa editrice, una leggenda che si avvicina al secolo di vita. Abbiamo intervistato Pietro Della Lucia, Direttore editoriale di Skira, che dalla sua fondazione non ha mai smesso di creare volumi innovativi, in grado di raccontare l’arte insieme agli artisti.
Di Michela Pibiri | Su PRINTlovers 97
Skira è una casa editrice nata nell’epoca delle Avanguardie del Novecento avvalendosi della collaborazione di molti artisti importanti. Cosa è rimasto dell’anima originaria e cosa è cambiato nel corso di quasi un secolo di vita?
Tra meno di un lustro compiremo 100 anni. Un traguardo che solamente le aziende capaci di leggere il proprio tempo riescono a raggiungere. Quando nel 1928 il giovane Albert Schira fonda la sua casa editrice a Parigi vuole da subito lavorare con i più grandi e gli occorrono ben tre anni prima di poter dare alle stampe il primo volume: le Metamorforsi di Ovidio illustrate da Pablo Picasso. Oggi – in un mondo che ha sposato l’amore per la velocità predicato dalle Avanguardie del novecento – Skira porta avanti ostinatamente il suo essere al fianco degli artisti e delle istituzioni d’arte nella creazione di volumi d’eccezione capaci di strappare al correre del tempo parole e immagini altrimenti perdute.
Skira continua a rivestire un ruolo di primo piano nel mondo dell’editoria d’arte. Cosa richiede, oggi, essere competitivi in questo mercato?
Una vera e propria ricetta non c’è. Ma gli ingredienti che non possono mancare sono: capacità reazionale, qualità, internazionalità e diversificazione. Fare un libro importante è sempre un’impresa, e sia chi ci si cimenta più volte l’anno sia chi la affronta una volta sola nella vita desidera sentirsi realmente accompagnato, ascoltato e guidato. Per questo le persone che compongono la squadra Skira sono il fiore all’occhiello dell’azienda. La qualità è un altro aspetto cruciale. Ovviamente quella realizzativa da cui non si può prescindere in prodotti che restano sul mercato anni e anni, ma anche quella di pensiero nella costruzione del progetto editoriale. Skira ha poi da sempre nel proprio DNA una dimensione internazionale, oggi più che mai necessaria. Grazie al Gruppo francese Chargeurs Museum Studio di cui Skira è entrata a far parte la scorsa estate, lo slancio internazionale della casa editrice è vivo più che mai. Attraverso le sedi di Milano, Ginevra, Parigi e Londra lavoriamo con musei, gallerie, artisti internazionali e raccontiamo davvero l’arte e le culture di tutto il mondo. Un ultimo aspetto chiave è la diversificazione. Skira, nota a livello globale come editore, è anche uno dei principali produttori di mostre temporanee italiani e gestisce oltre 20 librerie tra bookshop museali e di mostre temporanee.
Uno dei marchi di fabbrica della casa editrice è sempre stata l’altissima qualità dei prodotti editoriali e la cura per la stampa. Quali sono gli ingredienti per la realizzazione di un volume di alto livello?
La qualità finale del prodotto è il risultato di un lungo processo dove le competenze personali e il confronto tra colleghi giocano un ruolo cardine. Occorre anzitutto la capacità di leggere le esigenze espressive dei materiali del volume e compiere le giuste scelte nelle specifiche tecniche. Il formato – che fa capire anche a libro chiuso il carattere dell’opera – è cruciale così come la scelta della carta, della copertina o del tipo di stampa da adottare. Skira stampa quasi esclusivamente in Italia e oggi la qualità è generalmente molto alta, quello che fa la differenza tra un buon lavoro e un ottimo lavoro è perciò la fotolito e la pre-stampa. Fasi che occorre seguire maniacalmente.
Come scegliete i fornitori di supporti, di stampa e legatoria?
Come dicevo stampiamo quasi esclusivamente in Italia e principalmente nell’Italia del nord. Dovendo produrre quasi 200 novità l’anno – per lo più concentrate negli ultimi due mesi dell’anno – abbiamo bisogno di un parco fornitori discretamente ampio e di fiducia. Ci sono perciò stampatori che collaborano con noi da oltre 15 anni che vengono affiancati da una costante ricerca di nuove eccellenze. Nel panorama della nostra produzione ci sono ovviamente progetti che richiedono uno spiccato rapporto qualità-prezzo e dove la velocità esecutiva è fondamentale – come ad esempio i cataloghi di mostra – e altri dove invece a guidare è solo l’eccellenza produttiva. I volumi più delicati e sfidanti per noi sono quelli di fotografia, specie quando il fotografo è vivente, dove l’opera dell’artista e la sua riproduzione nel volume sono concettualmente quasi sovrapponibili.
Non solo cataloghi di mostre e monografie, ma anche coffee table book e limited edition. Come nascono e a quale pubblico si rivolgono le opere di alta gamma?
Skira è l’unico editore presente nell’Associazione Altagamma che riunisce i brand del lusso italiano e con quel mondo collaboriamo da sempre e con costanza. Siamo infatti gli editori dei volumi di Cartier, Bulgari, Ferragamo, Loro Piana, Ferrari, Lamborghini, Van Cleef & Arpels per citarne alcuni. Sono libri che dal punto di vista tecnico devono rispondere alle esigenze qualitative più alte e che perciò richiedono un grande sforzo ideativo e produttivo. Ma la vera differenza nell’editoria di impresa Skira la compie nel pensiero di un progetto editoriale originale e culturalmente articolato. Siamo l’eccellenza nella cultura, e non è il nostro mestiere fare volumi di semplici belle immagini. Pubblicando il volume con Skira, queste grandi aziende si associano non solo al lusso ma al fascino della cultura e trovano in noi un partner capace di raccontare la loro storia, il loro prodotto, i loro protagonisti con un taglio nuovo e culturalmente alto. Il mondo delle limited edition ha regole tutte sue e interlocutori attenti ad ogni aspetto. Dalla scelta dell’artista, al packaging passando per la qualità dell’opera d’arte contenuta e il prezzo in relazione al mercato. Skira solitamente parte da un prodotto editoriale esistente e lavora con l’artista direttamente alla realizzazione di un’opera o un multiplo e a una confezione particolare e di lusso. Ad esempio nel volume intitolato Painting the Stage, che trattava il rapporto tra gli artisti e le scenografie teatrali, abbiamo incastonato il volume e le serigrafie di artisti internazionali come Kentridge, Fabre e Kabakov in una scatola di legno progettata da Mario Botta che riprendeva l’idea di quinta teatrale.
C’è un progetto da collezione particolarmente rilevante di cui vuole raccontare la realizzazione?
Scelgo l’ultimo in ordine di tempo, ovvero la limited edition fatta in collaborazione con l’artista di fama internazionale Pablo Atchugarry, perché fa ben capire il nostro modo di lavorare su fronti diversi. Skira ha messo in campo tutto il proprio saper fare e ha affiancato l’artista sia nella produzione di una grande mostra in Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano, sia nella realizzazione del catalogo di mostra e del bookshop per la vendita sia, infine, in una edizione limitata fuori formato (40x60 cm) con una scultura in legno originale venduta a quasi 20.000 euro.
Il mondo dell’editoria d’arte, e dell’editoria in generale, sta affrontando grandi sfide legate sia alla comunicazione digitale, sia ai crescenti costi di produzione e delle materie prime. Quali prospettive e progetti per il futuro coinvolgono la casa editrice?
I dati parlano chiaro: il volume illustrato su carta non è sostituibile da alcuna edizione digitale. Chi ama i libri d’arte vuole gustarsi anche l’aspetto tattile e – perché negarlo – usarli come oggetti d’arredo. Per Skira il digitale – ammesso che sia possibile riunire tutti gli aspetti sotto un unico e generico nome – non è un nemico. Anzi. È un prezioso alleato nella comunicazione, come è ovvio, e un motore di sviluppo per nuove frontiere. Siamo pronti a lanciare, infatti, un vastissimo e per certi versi rivoluzionario progetto di block chain e certificati digitali degli artisti che con noi hanno realizzato il loro catalogo ragionato delle opere.