Interviste

Scolpire l'acqua

È una sfida tecnica e creativa amata da designer e architetti, quella del glass packaging per le acque minerali. Una materia prima duttile da plasmare, trasparenze e colori che esaltano le forme, incisioni e rilievi che dialogano con i sistemi di chiusura e le etichette. Ma non solo: il design deve soddisfare requisiti funzionali irrinunciabili che preservino la purezza dell’acqua, mantenendo le sue qualità e proteggendola dalle contaminazioni. Ne abbiamo parlato con i manager di Sila – Acqua Fontenoce, Cedea, Lofoten Artic Water, leader nelle acque minerali premium confezionate nel vetro.

Di Marilde Motta | Su PRINT 83  | English version

Fu la Perrier dei primi del ‘900, panciuta e smeraldina, a essere l’unica bottiglia “di design”, come diremmo oggi. Lo fu per molti decenni poiché bisognerà aspettare il 1989, con il debutto della Tŷ Nant, per assistere alla rivoluzione del colore. La forma della bottiglia in vetro era sempre quella della clavetta, l’attrezzo ginnico, leggermente più allungata, ma il colore blu cobalto fu una novità assoluta e, nel giro di pochi anni, la bottiglia per l’acqua minerale divenne l’oggetto del desiderio di architetti e designer.
Misurarsi con l’ideazione di nuove bottiglie in vetro fu considerata un’opportunità altrettanto gratificante che progettare un grattacielo, o quasi. Comunque una sfida complessa dal punto di vista creativo e tecnico giacché non c’è solo il contenitore da ideare, ma anche il sistema di chiusura, le etichette e i decori, nonché l’efficienza sulle linee di riempimento e l’ergonomia per il consumatore.
Con la sua fluidità incandescente il vetro si adatta alle forme più straordinarie racchiuse negli stampi, offre trasparenze cristalline, colori che giocano con la luce, o superfici sabbiate che ricordano le brine autunnali. Saggiamente sa anche proteggere il contenuto dai raggi solari con la tecnica Ultraviolet Absorbing Glass. Il vetro offre una superficie levigatissima ai decori oggi realizzabili anche in digitale con inchiostri che non compromettono la sua riciclabilità. La lavorazione del lato esterno tanto di quello interno con incisioni, alto e basso rilievi, modulazione della densità del vetro conferiscono alla rappresentazione visiva effetti di movimento e, citando Bernard Berenson, si potrebbe parlare di “valori tattili” che incantano.

Numerosi premi internazionali di design hanno ormai sezioni pensate per il packaging in vetro, vi sono riconoscimenti dedicati a bottiglie per il liquid food (in particolare olio e aceto), al beverage non alcolico tanto quanto a quello ad alta gradazione. In questi concorsi vengono messe in luce solide bottiglie che resistono a turbolente bollicine da 6 atmosfere di pressione e quelle che si ispirano a forme della grande tradizione enologica per vini da lungo invecchiamento. Per l’acqua c’è il Global Bottled Water Award che esalta il lavoro dei designer, riconoscendo il contributo della creatività nell’aggiungere significato e valore intrinseco ai brand, nel rendere memorabili e immediatamente identificabili le minerali. Una rassegna di bottiglie, che sono sculture per l’acqua, e il confronto di idee con chi gestisce importanti aziende in questo settore ci consentono di apprezzare il glass packaging design dedicato a questo bene, forse il più prezioso sulla Terra.

Perché il vetro per contenere l’acqua? Per Monica Menozzi, COO di Cedea, l’acqua minerale è un prodotto importante nel consumo quotidiano, ma troppo spesso passa inosservata: «Abbiamo voluto restituire la scena all’acqua minerale, e lo abbiamo fatto scegliendo una bottiglia in vetro con un design innovativo in grado di mostrare subito la particolarità di quest’acqua, che sgorga da una spaccatura nella roccia nelle Dolomiti, un’area geografica dichiarata Patrimonio dell’Unesco». Giuseppe Pascuzzo, CEO di Sila SpA, titolare del marchio Acqua Fontenoce, apporta una ulteriore motivazione per la scelta del vetro: «Abbiamo creato una nuova linea in vetro dedicata al canale pediatrico perché le caratteristiche di questo materiale sono uniche e soddisfano in pieno le esigenze speciali della prima infanzia: sono sterili e monouso, così da mantenere inalterate le proprietà chimico-fisiche della nostra acqua – che sgorga nel cuore della Sila in un ambiente incontaminato – e impediscono qualsiasi cessione dal contenitore al contenuto». La scelta del vetro è legata a ragioni di preservazione sia di un ambiente incontaminato sia della sua acqua purissima, come sottolinea pure Ivar S. Williksen, presidente di Lofoten Artic Water: «L’acqua dell’isola artica Lofoten sgorga da montagne che si sono formate nel periodo pre-Cambriano, si trovano in un’area remota e solitaria dell’estremo nord della Norvegia».

La fonte di ispirazione.
Se per la scelta del vetro le voci concordano mettendo in relazione ambiente, purezza e sostenibilità, invece per il design, per la forma delle bottiglie e gli elementi che ne caratterizzano l’impatto visivo e l’esperienza d’uso, assistiamo a una competizione di creatività, a una ricerca davvero elaborata di motivi di ispirazione. Così c’è chi attinge dal mondo delle leggende popolari, dall’immagine delle onde mosse dalla corrente d’acqua quando sgorga alla sorgente, dalle proporzioni geometriche razionali, da forme pure ed essenziali. Monica Menozzi conferma la volontà di valorizzare nel design ogni aspetto della fonte e dell’ambiente che la circonda: «Il colore rosa delle Dolomiti all’alba e al tramonto, il fiore della rosa che è parte del logo di Cedea scolpito sul fondo della bottiglia in rosa acceso, o in azzurro per distinguere l’acqua frizzante dalla naturale sono elementi che definiscono l’identità visiva delle nostre bottiglie insieme al movimento a torsione impresso al vetro, una sorta di rotazione che cambia il profilo della bottiglia a seconda del lato da cui si guarda. Una soluzione molto sofisticata così come la scelta di serigrafare sul vetro gli elementi che costituiscono il contenuto delle etichette, lasciando spazio totale a luce e trasparenza».
Un forte richiamo al territorio e alla sua configurazione montuosa è la scelta di Lofoten. Mentre il corpo della bottiglia è perfettamente cilindrico e l’etichetta è pressoché invisibile (realizzata in rPET trasparente) per far risaltare il contenuto, è al sistema di chiusura che viene affidato il compito di ricordare il paesaggio irto di cime dell’isola di Lofoten. Il cappuccio si innalza spigoloso e verticale come la vetta delle montagne che sorgono dal mare, vi sono impressi il logo e una freccia rossa, come quella della bussola, che indica il Nord, il colore è il blu profondo e gelido delle acque attorno all’isola.
Verallia ha progettato e prodotto la bottiglia per Acqua Fontenoce su brief e in collaborazione con il direttore commerciale, l’ingegner Filippo Pascuzzo, che spiega l’origine della forma a onde impresse sul vetro: «La nostra acqua, quando sgorga alla sorgente, muove un vortice di piccole onde, il vetro le riproduce fedelmente e dona la sensazione visiva della corrente d’acqua, della sua freschezza». Il design di questa bottiglia dedicata al canale Ho.Re.Ca, nel 2005 ha ricevuto l’Oscar dell’Imballaggio. «La collaborazione con Verallia», aggiunge Pascuzzo, «è proseguita anche per la linea pediatrica di acqua Fontenoce, prediligendo un modello essenziale, armonioso nella sua semplicità, ma attento all’ergonomia per facilitare la presa e l’utilizzo, realizzato in vetro flint».

Uno sguardo sul futuro prossimo: quali canali alternativi per le acque minerali in vetro?
Durante la tempesta Covid-19 il canale Ho.Re.Ca. è stato fortemente penalizzato: la battuta d’arresto è stata lunga durante il lockdown, adottato praticamente in tutta Europa e in molti dei Paesi che rappresentano il mercato di sbocco d’elezione per le acque minerali più preziose. La ripresa delle attività nei ristoranti sarà fortemente condizionata dalle misure di prevenzione e dal minor reddito disponibile.
Filippo Pascuzzo ci spiega: «Nel nostro caso, nel periodo Covid-19, il prodotto da 1L VAP (vetro a perdere) nel canale farmaceutico ha registrato un +30%; è un mercato completamente diverso dall’Ho.Re.Ca. e rappresenta sicuramente una nicchia finora poco esplorata, mentre il canale door to door è riservato alle aziende imbottigliatrici dotate di impianti VAR (vetro a rendere) organizzate con una struttura distributiva capillare e vicino alla fonte per razionalizzare il doppio costo di trasporto, ovvero andata pieno e rientro vuoto». Per Monica Menozzi il lavoro svolto dalla ristorazione in questi ultimi anni «ha dato consapevolezza e conoscenza al consumatore sulle acque minerali, ha insegnato a distinguere, a preferire. L’Ho.Re.Ca.», prosegue Menozzi «continuerà a essere un canale importante, ma in parallelo e non certo in alternativa si sta sviluppando la soluzione delle consegne a domicilio delle acque minerali in bottiglia di vetro. Parlerei di due binari: la ristorazione ha subito un arresto forzato e ripartirà con una consapevolezza ancora maggiore della sua strategica importanza economica, e allo stesso tempo la consegna a domicilio continuerà a crescere per la comodità del trasporto e la qualità garantita, che ben bilancia il prezzo più alto rispetto al supermercato», conclude la COO di Cedea.
Sulla possibilità di attivare diversi canali è concorde anche Ivar S. Williksen di Lofoten Artic Water. «La tendenza relativa al benessere e all’idratazione quotidiana sono fortemente consolidati e noi continueremo a educare i consumatori e a spiegare che non tutte le acque sono uguali, ed è necessario conoscerne le proprietà per fare una scelta avveduta. Ovviamente la scelta va facilitata rendendo disponibile il prodotto, e la soluzione di vendita online è facilmente praticabile».

“Glass is class”,
recita un detto comune, ma oltre agli aspetti estetici il vetro ha proprietà speciali di sicurezza, la sua struttura compatta impedisce il passaggio dei contaminanti. «Nel caso delle acque destinate all’infanzia l’uso del vetro è una scelta obbligata», ribadisce Pascuzzo, «e in questo caso si tratta sempre di contenitori mono-utilizzo. Nel caso del vetro a rendere, se da un lato il vetro non cede contaminanti resta sempre un minimo di rischio legato a un cattivo, o incompleto lavaggio e all’usura del contenitore nel tempo, che non può dare al consumatore la sicurezza del vetro mono-utilizzo, ma rappresenta comunque una valida alternativa al PET». «La bottiglia di vetro non è nemmeno lontanamente confrontabile con le caraffe che alcuni ristoranti hanno adottato» ci tiene a chiarire Menozzi. «Se si parla di acque minerali premium, la bottiglia in vetro è tutt’uno con il prodotto e con l’immagine che il brand vuole dare di sé». Un messaggio cristallino come queste acque rare.


ACQUA CEDEA
Packaging Designer: Nick Pitscheider & Sharon Hassan.
Label: Serigrafia su vetro di logo e informazioni.
Caps: Esterno in alluminio serigrafato con logo e interno in plastica alimentare.

LOFOTEN
Packaging designer: Morten Throndsen & Eia Grødal.
Labels: rPET trasparente.


ACQUA FONTENOCE
Packaging Designer: Verallia.
Bottle manufacturer: Verallia. Label: Etichetta su carta patinata antispappolo
e antimuffa.
Caps: Tappo in PP vergine
con guarnizione in EVA.


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Global Bottled Water Awards,
l’unico premio al mondo dedicato al packaging delle acque

Richard Hall è fondatore e presidente di Zenith Global, società di consulenza nel settore food & drinks con sede a Bath (UK) che organizza il Global Bottled Water Awards. In questa intervista, Hall ci racconta come il premio internazionale da lui ideato si sia affermato come baricentro in cui convergono le strategie, le tendenze, le ricerche e le innovazioni del settore.

L’acqua ha ispirato la sua idea di business. Come l’ha sviluppata nelle diverse attività di Zenith Global?
Era il 1991 e mi apparve evidente che la salute sarebbe stato l’elemento di maggiore influenza sul comportamento dei consumatori in relazione a cibi e bevande per i successivi 20 anni.  E che il principale cambiamento nel settore bevande sarebbe avvenuto in riferimento alle acque in bottiglia. Essenzialmente il nostro compito è stato, in primo luogo, cercare di vedere, definire e quantificare il futuro, e poi di aiutare le aziende a ricavare il massimo dalle opportunità offerte, anche in termini di  sostenibilità.

Global Bottled Water Awards è stato il primo riconoscimento monotematico ed è ancora oggi il solo nel settore delle acque. Come è cambiato negli anni e quali sono le basi per il futuro?
Abbiamo iniziato con i premi per il design. L’acqua in bottiglia era un accessorio di stile di vita in molti nuovi mercati, in particolare il vetro premium sulle tavole dei ristoranti. Oggi rispecchiamo il più vasto mondo delle acque attraverso segmenti che comprendono anche quelle aromatiche e funzionali, e prendiamo atto delle innovazioni tecnologiche e dei cambiamenti sociali.  Un premio come questo è ossigeno: può rendere una piccola azienda più grande e più credibile, può rinforzare le credenziali di una grande azienda ed è uno straordinario veicolo di promozione di un prodotto o di un concept.

Come vede il futuro delle acque in bottiglia in termini di sostenibilità?
Le bevande a base acqua sono cresciute in modo pressoché continuativo negli ultimi cinquant’anni. Il vetro è ancora ai vertici, ma l’idratazione quotidiana è la maggiore forza trainante. C’è attualmente una reale pressione circa l’impatto della plastica e del trasporto, ma in realtà le acque usano meno packaging, viaggiano meno lontano e contengono meno ingredienti e calorie rispetto ad altre bevande. La chiave è da ricercare nel miglioramento della raccolta e del riciclo per portare a non produrre rifiuti,  seguito dall’uso di nuovi materiali che non derivino dal petrolio.

Il coronavirus ha portato l’attenzione anche sul packaging, come pensa possa essere considerato il vetro in termini di sicurezza?
Tutti i tipi di packaging esistenti hanno un fortissimo standard di sicurezza e non ho visto alcuna prova che possa mettere in dubbio questo in relazione al nuovo coronavirus.

 


06/11/2020


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