Interviste

Officina Grafica, una bottega di design a Firenze

Due straordinarie personalità creative, l’uno pittore e l’altro fotografo. Sono Vincenzo Maccarrone e Tommaso Pecchioli, i fondatori di Officina Grafica. In comune hanno molte cose, soprattutto una passione. Che si chiama Wine Design.

Di Stefano Tenedini | su PRINT 71 

Dire Firenze è già pensare all’arte, alle botteghe che davano forma e colore ai capolavori, ritmo al fluire delle idee, farina al pane della cultura. Nel solco dei secoli di storia della bellezza italiana si colloca Officina Grafica, un laboratorio di creatività applicata al design, al packaging e alla comunicazione e rivolto al mondo del vino.

I due fondatori, Tommaso Pecchioli e Vincenzo Maccarrone, sono l’uno fotografo e l’altro pittore: personalità creative che si integrano in una comune passione per l’eno logia, la quale è già in se stessa un “distillato dello spirito italiano, e racconta chi siamo più di tanti trattati filosofici.
Il processo creativo per definire l’etichetta parte naturalmente dall’incontro di idee con il produttore, anzi, con il vino stesso. Abbiamo entrambi sposato un progetto a lungo termine prefissandoci l’obiettivo di misurarci con i più affermati studi di caratura internazionale per fare emergere le peculiarità di uno studio artigiano. Abbiamo quasi sempre lavorato nel mondo del vino, e questo ci aiuta a comprendere le necessità delle cantine. Il nostro approccio non è da protagonisti, non spingiamo mai verso una scelta particolare: preferiamo ascoltare, valorizzare e interpretare lo stile delle cantine”.
Imporre i propri gusti significherebbe condannarsi alla ripetitività: la parte più creativa del lavoro è invece conoscere le persone, gli scenari, capire che cosa distingue ristorazione e grande distribuzione. Ma anche sfruttare le tecniche di stampa per spendere al meglio il budget a disposizione: pochi centesimi moltiplicati per milioni di bottiglie sono una bella somma, anche se a volte le cantine di nicchia spendono di più perché il consumatore investe volentieri.

Mix di tecnica e creatività per conquistare il mercato.
"Conoscere tutte le lavorazioni disponibili ci permette di seguire il cliente fin dall’inizio, nelle fasi preliminari e fino all’avviamento della stampa, quando la nostra presenza è una garanzia non solo per la corretta esecuzione ma anche per modificare le impostazioni durante l’ultimo processo. Ci sono sempre le carte che assorbono il colore in maniera diversa, o i pantoni che cambiano rispetto alle prime prove. Il lavoro del direttore creativo non è solo ideare il progetto, ma anche assicurarne la corretta esecuzione”, dicono.
Una seria distinzione va fatta sul tipo di cliente: se la casa vinicola è grande o piccola. Il primo briefing viene dal proprietario o dall’ufficio marketing, che presentano esigenze e desideri. Certo, l’uva è uva per tutti e il vino pure, ma le somiglianze finiscono qui. Mentre la grande azienda guarda all’effetto sui consumatori e fornisce già informazioni di scenario (sui mercati, i competitor, che sensazioni evocare), le cantine familiari hanno un’identità propria e il bisogno di essere in un certo modo guidate, indirizzate. Un’altra analisi di grande valore si fa sul nome: alcuni ne danno uno a tutta la collezione, altri ne assegnano uno a ogni prodotto, per trasmettere identità ed emozione. A volte sono toponimi, altre nomi di fantasia, oppure riferimenti storici. Un esempio per tutti è lo sviluppo dell’etichetta di un Chianti Riserva per la Ruffino, tra le più celebri aziende vinicole italiane, diffusissima nel mondo. Era un prodotto assente dal portfolio della cantina, ed è nato per celebrare i 140 anni di storia del brand. A Officina Grafica è stato chiesto di rievocare un’etichetta degli anni Cinquanta - Sessanta. Abbiamo passato in rassegna il vecchio materiale, ricostruito la storia, indagato quali sensazioni si volessero trasmettere. Abbiamo quindi valutato tre o quattro idee sulle quali lavorare e individuato la strada migliore che esprimesse il risultato desiderato”.

 


Un consiglio: non mettere sul tavolo solo una o due ipotesi, ma neanche troppe per non creare confusione. I progetti devono però coprire un’ampia gamma di stili e di significati, perché il cliente possa valutare.

Alla ricerca del design perfetto tra immagini, materiali e colori.
Questo è un consiglio prezioso per i creativi alle prese con clienti esigenti (e cioè tutti): non mettere sul tavolo solo una o due ipotesi, ma neanche troppe per non creare confusione. I progetti devono però coprire un’ampia gamma di stili e di significati, perché il cliente possa valutare. Si prova con un render dell’etichetta, alcuni modelli vengono scartati, modificati, ibridati, innestati: proprio come se fossero i vitigni della creatività. Così il cliente sente “suo” il prodotto finale. Con il Chianti Riserva di Ruffino è andata così: variazioni su variazioni fino a ottenere un consenso unanime anche dal pubblico. Un percorso che coinvolge le tipografie con le quali Officina Grafica collabora costantemente, chiedendo consigli e trovando soluzioni anche all’ultimo momento, in fase di stampa. “La competenza è fondamentale e non va trascurata, soprattutto per lavorare sulle lamine o con miscele di colori”. I progetti premiati dal mercato sono innumerevoli. Oltre al Podere 414 della Maremma (in dettaglio nel box), c’è il bollino in resina che simula la ceralacca e impreziosisce il Sergio Zingarelli di Rocca delle Macìe, o la creazione della linea Chianti Classico – Gli Scudi, studiata per festeggiare 125 anni di Famiglia Cecchi. E ancora la nuova sagoma ideata per il Valdobbiadene Prosecco di Santa Margherita, o il Feudo Arancio Hekate di Mezzocorona con tre lamine che si avvicendano sull’etichetta fino a ispirarsi a Klimt, dimostrando quanto vino e design siano espressioni d’arte.

 

La scelta dei materiali e degli stampatori assume un’estrema importanza. Con tutti c’è massima fiducia e collaborazione, perché sono aziende di altissimo know how e competenza.

Cartiere e stampatori al top. Il brand che vuol dire fiducia.
In questo quadro la scelta dei materiali e degli stampatori assume un’estrema importanza. Officina Grafica si avvale di carte versatili e prestigiose, in grado di reggere anche a condizioni estreme come il classico esempio della bottiglia immersa nel secchiello col ghiaccio. Le cartiere di riferimento sono Fedrigoni, anche attraverso la controllata Arconvert, Fasson-Avery Dennison e UPM Raflatac, tutte in grado di offrire un’ottima resa anche alle alte tirature e con soluzioni tecniche aggiornate, come gli adesivi con più potere aggrappante. “Per gli inchiostri – sottolineano Pecchioli e Maccarrone – ci rimettiamo agli stampatori e alla loro competenza sulle macchine. Noi indichiamo il tipo, ma è la tipografia che lo sceglie, sapendo dove poter meglio intervenire fino alla fine, visto che nelle fasi di prestampa c’è sempre qualcosa da cambiare... ”
E gli stampatori? C’è un panel di fornitori di eccellenza nelle regioni più vicine alle cantine: in Toscana il referente Multicolor è all’avanguardia, come anche Modulgraf e Coverciano Grafica. Per il Piemonte la preferita è Eurostampa, e in Friuli c’è un ottimo rapporto con Tonutti. “Con tutti c’è massima fiducia e collaborazione, perché sono aziende di altissimo know how e competenza”.

Nobilitazioni che fanno tendenza.
Un capitolo a parte meritano le nobilitazioni di tendenza. Di recente va molto il debossing, che stampa la carta in pressione sul davanti e fa sì che vi si fissi la “memoria” della carta. Resta molto richiesto il rilievo serigrafico, in grado di coinvolgere anche il tatto; o l’oro colato, sovrastampabile sui dettagli con una vernice trasparente che crea effetti tridimensionali. Funzionano anche la sovrastampa di inchiostro offset su una lamina trasparente (che genera un effetto metallizzato) e accoppiare un film di polipropilene trasparente con un disegno, ottenendo la perfetta simulazione del vetro. Per finire, le scritte o gli stemmi realizzati con una resina trasparente capace di dare una sensazione “gommosa” e perfino l’illusione di toccare un vetro in rilievo.


 


05/04/2018


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