Le imprese familiari, oggi come ieri, rappresentano uno dei capisaldi del sistema economico italiano. Si può dire che il Made in Italy stesso, come concetto e come suggestione, porti con sé l’idea di attività di famiglia, tramandata e perfezionata nell’arco delle generazioni con cura, creatività e passione. L’Industria grafica del nostro Paese non fa eccezione.
Di Valeria Sanna | su PRINTlovers 100
Le aziende familiari italiane, oltre che per il loro modello, si distinguono anche per la loro longevità: tra le 100 aziende più antiche al mondo 15 sono italiane e, tra queste, cinque hanno una storia plurisecolare e sono tra le dieci imprese familiari più antiche del mondo ancora in attività. Nel tempo questo modello di impresa è stato anche oggetto di revisione critica, soprattutto in merito a una minore attitudine al rischio e una crescita più contenuta nelle acquisizioni; questi argomenti, però, sembrano smentiti dai fatti, che raccontano il successo di queste aziende.
Secondo l’ultimo report dell’osservatorio AUB (AIDAF, UniCredit, Università Bocconi, del 15 dicembre 2023) in Italia le imprese familiari con un fatturato superiore a 20 milioni di Euro rappresentano il 65% del totale delle imprese dello stesso livello. Nel 2021 il tasso di crescita delle aziende familiari è stato superiore a quello delle aziende non familiari. Durante la crisi pandemica le aziende familiari hanno subìto una diminuzione del fatturato simile a quella delle aziende non familiari, ma nel 2021 hanno registrato un rimbalzo superiore. A questo aumento di afflusso si accompagna la crescita dell’occupazione, particolarmente rilevante per le imprese familiari che registrano un delta 2019-2021 di +3,8%. Queste convergenze hanno consentito una riduzione del rapporto di indebitamento del 20% rispetto al 2019, una decrescita ben superiore a quella delle aziende con altri assetti. Le aziende a proprietà e gestione familiare sono cresciute più delle altre, hanno creato più occupazione e hanno un rapporto di indebitamento più basso.
Le famiglie della stampa
In questa arena si muovono le imprese familiari del mercato della stampa e della produzione cartotecnica e grafica, un dinamico e variegato gruppo di aziende che contribuisce in modo decisivo all’eccellenza di quel Made in Italy di tradizione familiare tanto amato e cercato nel mondo. Hanno storie affascinanti spesso legate a una coraggiosa conversione da attività artigianale a vera e propria industria, con antenati dallo spirito pionieristico, capaci di trasformare le loro botteghe e il loro lavoro manuale in linee di produzione e macchinari che hanno fatto la storia dell’invenzione ingegneristica.
In questo campo creatività, ingegno tecnico e pulsione artistica si incontrano in un contesto che oggi si muove fra innovazione tecnologica hi-end e nuove sperimentazioni estetiche; le grandi capacità e competenze delle aziende italiane hanno permesso alle famiglie imprenditoriali di mantenere saldamente il controllo delle loro attività e di accompagnare alla crescita economica grandi slanci di rinnovamento.
Secondo un recente report di settore di AUB, l’incidenza delle aziende familiari nel mercato carta e stampa è estremamente rilevante, superiore rispetto alla media nazionale riscontrata dall’Osservatorio, arrivando al 75,2% delle aziende di riferimento. Le più longeve sono in attività nel contesto industriale da più di un secolo e hanno superato grandi sfide di ristrutturazione, a partire dagli enormi balzi in avanti delle tecnologie; queste realtà hanno saputo crescere e rimanere solide reinventandosi costantemente, trasformandosi da officine di produzione puramente meccaniche in veri e propri templi in guanti bianchi della più raffinata tecnologia digitale.
Tradizione e innovazione, generazioni in movimento
Il concetto di famiglia e il modello che rappresenta sono inestricabilmente legati all’idea di tradizione, della cosa che si tramanda, che si trasmette, che viene in qualche modo conservata dalle generazioni successive. Questo sembra porre in contraddizione l’idea di impresa di famiglia con quella di innovazione, ma la realtà può essere diversa. La dinamica della discendenza familiare nella gestione aziendale può favorire un passaggio generazionale più naturale e fluido di quanto avvenga in contesti diversi, valorizzando la naturale attitudine all’innovazione delle generazioni più giovani.
Nonostante si registri ancora una certa resistenza da parte delle imprese familiari italiane a cedere il comando alle nuove generazioni – l’Osservatorio sulle imprese di SDA Bocconi segnala che il 28% delle imprese italiane vede ancora al comando un imprenditore ultra settantenne, una azienda su tre nel settore carta e stampa secondo il focus-report di AUB – le aziende che hanno saputo abbandonare queste resistenze ne hanno tratto grandi vantaggi. Quando i figli abbracciano la vocazione di famiglia iniziano subito il loro percorso di formazione e di affiancamento, trovandosi ben presto pronti a intraprendere i primi passi in azienda. Questo permette di immettere nuove generazioni di manager e di imprenditori nella struttura aziendale prima e meglio di quanto avvenga in ambiti di assetto diverso, con tutti i vantaggi in termini di sguardo rivolto al futuro e al cambiamento, sensibilità ecologica, competenze nelle nuove tecnologie e nelle nuove strategie di management e di produzione.
In ambito carta e stampa le nuove generazioni rappresentano ancora una minoranza nei CdA – circa il 7% delle aziende associate ad Assografici registra presenze di età inferiore ai 40 anni nei board – ma se stringiamo il fuoco sulle imprese familiari AUB riferisce che fra le aziende di minori dimensioni del settore circa due su 10 hanno almeno un consigliere con meno di 40 anni, dato che sale a circa tre su 10 nelle aziende con fatturato superiore ai 50 milioni. Queste nuove leve sono in prima linea nel portare avanti vere e proprie rivoluzioni, di digitalizzazione, di ristrutturazione, di ricerca e sviluppo in tutti gli ambiti tecnici e gestionali; alla costante ricerca di nuove forme di comunicazione, nuovi orizzonti, nuovi mercati.
Donne al comando
Nel Gennaio 2023, per la prima volta nei 68 anni di storia della famosa classifica delle 500 più importanti aziende del mondo compilata dalla rivista Fortune, quelle guidate da donne hanno finalmente superato il 10%; un record importante, ma un numero decisamente ancora troppo basso.
Se guardiamo alle imprese familiari, però, ci accorgiamo che lo scenario trasmette un certo ottimismo. In Italia in particolare, un report della sezione Anti-Discriminazione e Cultura delle Differenze dell’Università degli Studi di Napoli Federico II dice che la presenza delle donne nelle family firm è più alta rispetto alle imprese di natura non familiare, dato confermato da uno studio del 2020 dell’università di Brescia che ribadisce una generale prevalenza di donne nei CdA delle imprese familiari pari a circa il 18% contro circa il 14% delle non familiari. Inoltre nel 40% delle imprese familiari è presente almeno una donna nel board contro il 36% delle imprese non familiari. Con riferimento alle donne che ricoprono il ruolo di CEO, si registra una presenza percentuale di donne del 9%, superiore di un punto a quella delle aziende di diverso assetto.
È vero che a favorire questa maggiore facilità per le donne a ricoprire posizioni di potere nelle aziende a conduzione familiare è spesso il particolare processo di selezione, che privilegia sempre l’esigenza di mantenere nelle posizioni di comando figure appartenenti alla famiglia, ma le donne che hanno potuto approfittare di questa occasione hanno saputo distinguersi per una governance di successo, che garantisce allo stesso tempo stabilità e una spiccata proiezione al cambiamento.
Secondo l’indagine intrapresa da Sda Bocconi in collaborazione con Lazard e Linklaters “L’ownership al femminile – Verso la parità di genere nel controllo delle grandi imprese italiane” che ha analizzato tre tipologie di imprese familiari – le non quotate con ricavi sopra i 100 milioni, le quotate sul mercato principale e le piccole e medie imprese quotate su Euronext Growth Milan – il tasso di indebitamento medio tra il 2012 e il 2019 si è ridotto maggiormente nelle aziende a governance femminile e i ricavi sono cresciuti dell’1,8% all’anno, mentre per quelle in cui prevale il management degli uomini il dato si attesta su un +1,6% annuale.
Il mondo della stampa, con la sua vocazione tecnologica e ingegneristica, tradizionalmente campi di studio riservati ai maschi, è storicamente un contesto in cui la presenza delle donne ha faticato a esprimersi, ma, di nuovo, osserviamo che il mondo delle imprese familiari di questo mercato è più dinamico anche in questo senso e la tendenza a conservare una leadership maschile ha iniziato a incrinarsi già da tempo, con alcune presenze femminili ormai storiche. Soprattutto è notevole il dato relativo alle piccole e medie imprese familiari del settore, che vede il 39% delle aziende con almeno il 33% di membri femminili nei CdA, un dato appena superiore alla media nazionale, che dimostra la volontà di queste aziende di aprirsi a nuove visioni e nuove strategie, continuando a essere portatrici allo stesso tempo di grandi tradizioni e grandi cambiamenti.