I DMA Awards Italia hanno chiuso davvero in grande la loro settima edizione. Lo scorso 4 luglio, nel Vodafone Theatre di Milano, si è tenuta la cerimonia di premiazione della competizione promossa da DMA Italia (Data & Marketing Association), che ha promosso le migliori campagne di marketing data-driven.
Un evento ormai noto e consolidato tra i professionisti del settore, in quanto unico premio in Italia che, oltre a creatività e strategia, premia la capacità di raccogliere, usare e interpretare i datì: una sensibilità crescente grazie anche all'attività costante dell'associazione che, come ha spiegato il suo presidente Paolo Romiti, rappresenta "il punto d’incontro unico delle realtà che fondano le loro strategie di sviluppo sulla centralità del dato" in un Paese, l'Italia, che sta finalmente imparando a strutturare e regolamentare l’uso cosciente dei dati nel marketing. "Noi di DMA Italia”, ha proseguito il Presidente dell’associazione, “siamo chiamati a facilitare e supportare questo percorso: solo avendo responsabilità nel modo in cui si fa comunicazione e ponendo gli utenti al centro delle nostre strategie, potremmo ottenere credibilità". E proprio nella prospettiva di un'attesa e necessaria regolamentazione, quest’anno DMA Italia parteciperà alla stesura del Codice di Condotta che il Garante Europeo pubblicherà nei primi mesi del 2020, ricoprendo il ruolo di Auditor.
Diverse le novità di quest'anno: la consueta cerimonia di premiazione è stata preceduta da un pomeriggio ricco di contenuti, durante il quale professionisti del marketing impegnati in aziende di diverse industry hanno raccontato come in quest’ultimo decennio hanno affrontato la sfida della progressiva digitalizzazione dell’esperienza cliente con i brand.
Ha aperto l'intenso pomeriggio di talk Ivan Ortenzi di Bip, che si definisce “agitatore culturale di aziende”, che ha parlato di come evolveranno i modelli di business in base all’interazione tra tecnologia, comportamenti umani, competenze e informazioni, ossia quelli che individua come driver dell’innovazione. Il fattore determinante per parlare di vera e propria innovazione, ha evidenziato Ortenzi, è il tasso di adozione della tecnologia, che consente di superare il gap tra la realtà delle aziende e le aspettative dei clienti/utenti: la lentezza delle aziende nei confronti di tali aspettative – guidate da fattori sociali, emozionali e sistemi di valori – è il principale ostacolo all’innovazione. Ortenzi ha introdotto il concetto di “mondo ibrido”, in cui la tecnologia con cui ci rapportiamo e rapporteremo in futuro non sarà solo abilitatrice, ma anche potenziatrice, e questo potenziamento creerà nuove opportunità, nuove relazioni, nuove sfide e nuovi problemi che sarà necessario imparare a interpretare e gestire con nuovi paradigmi.
Andrea Roberto Bifulco di Startup Grind ha parlato di Growth hacking per accelerare la crescita di un business in maniera sostenibile. Non soltanto una strategia ma una necessità: ogni startup, per Bifulco, ha bisogno di un Growth hacker e di un approccio che permetta di vivere in quella che definisce “modalità beta permanente”, ossia di continua e rapida sperimentazione. Il Growth hacking, infatti, è un processo che si colloca al punto d’incontro tra sviluppo del prodotto, marketing digitale e analisi dei dati e permette di trovare le migliori strategie di crescita: due case history, quelle di Dropbox e di Netflix, hanno permesso di comprendere meglio il processo nella sua applicazione secondo quello che viene definito “pirate funnell” in base all’acronimo AAARRR (Awareness, Acquisition, Activation, Retention, Revenue, Referral).
Sul palco si sono poi avvicendati Denis Balbo di Naos, con un approfondimento su Open Innovation e Data Utilisation; Fabio Borney di FCA, che ha preso in esame i vantaggi del data marketing per il mercato dell’automotive; Enrico Plateo di WeChat, con un affondo sul sistema digitale cinese; Fabio Carsenzuola di Europ Assistance Italia, che ha delineato i nuovi strumenti digitali per l’assistenza al consumatore; Antonio Fratta Pasini di CheBanca!, che ha definito le prospettive che può avere la PSD2 nel business model bancario.Dai loro interventi è emerso che informazioni, dati e creatività devono trovare, dentro e fuori l’azienda, il giusto mix per generare esperienze di valore per i consumatori.
Si è poi tenuta la tradizionale festa Let’s Party the Results, quest’anno con la partecipazione straordinaria de Lo Stato Sociale.
Ecco le campagne vincitrici dei DMA Awards Italia 2019:
Consumer Products and Services
DMA Award Argento
Campagna Wako’s Challenge
Agenzia: A-Tono
Cliente: San Carlo Unichips
Business Products and Services
DMA Award Oro
Campagna: Mind Portraita
Agenzia: The Embassy
Cliente: The Embassy
Not For Profit
DMA Award Bronzo
Campagna: Prima l’italiano
Agenzia: A-Tono
Cliente: NoWalls
DMA Award Argento
Campagna: L’involontario
Agenzia: Conversion
Cliente: Officine Buone
Pharmaceutical And Healthcare
DMA Award Argento
Campagna: Un’esperienza multi-player oltre la loyalty
Agenzia: DM Group
Cliente: Darphin
Automotive
DMA Award Bronzo
Campagna: Storie di guida vera
Agenzia: Cernuto Pizzigoni & Partners
Cliente: Subaru Italia
DMA Award Argento
Campagna: DDA – Dealer Digital Advertising
Agenzia: Like Reply
Cliente: FCA
Premio Speciale Best Use of SOCIAL MEDIA
Campagna: Wako’s Challenge
Agenzia: A-Tono
Cliente: San Carlo Unichips
Premio Speciale Search&Display
Campagna: DDA – Dealer Digital Advertising
Agenzia: Like Reply
Cliente: FCA