Camaleontico. Assomiglia all’argento, all’oro bianco e al platino. Disponibile. Consente
con estrema facilità d’essere stampato, avvolto da colori, parole e loghi.
Audace nell’accogliere effetti cromatici inusitati. Disinvolto quando si presenta nella sua nuda essenza di materiale tecnico a cui sta per essere riservato un destino nel lusso. Fedele custode di oli essenziali e di materie prime che custodisce fino alla loro trasformazione in profumo.
Di Marilde Motta | Su PRINT 80
L’alluminio esce allo scoperto e inizia l’ascesa del trend che lo vede protagonista, come Thierry de Baschmakoff, Jérôme Dinand e Chafik Gasmi ci svelano: tre noti designer internazionali che hanno fatto affidamento sull’alluminio per dare ai loro progetti un segno emblematico.
Se dico alluminio a cosa pensa?
Thierry de Baschmakoff — Se dice alluminio, per prima cosa vedo le colline rosse di Estérel, la catena montuosa del sud della Francia. Alla scuola elementare di Grasse ho appreso che il colore rosso di Estérel era dovuto alla bauxite, una roccia che contiene masse minerali usate per produrre appunto alluminio. Questa è stata la mia prima impressione dell’alluminio e, più tardi, il colore e il tocco liscio del materiale finito insieme al peso leggero. Per lungo tempo ho associato l’alluminio alla tecnologia, soprattutto per via degli accessori sportivi.
Chafik Gasmi — Quando penso all’alluminio, mi immagino leggerezza, sento un aereo volare. Per me è soprattutto per via delle infinite possibilità che questo materiale offre, invece che per il suo colore, che non trovo particolarmente grazioso. Amo il nero o il bianco, il grigio è letteralmente nel mezzo. L’alluminio è un materiale nobile, proprio per le sue infinite possibilità di creazione. Per esempio l’alluminio fuso è assolutamente splendido. Più che il suo colore, è la diversità, la finezza e la versatilità delle forme che possono essere raggiunte con l’alluminio, che sono interessanti.
Jérôme Dinand — L’alluminio ispira leggerezza, semplicità essenziale così come sofisticatezza una volta colorato. Dalla sua naturale sfumatura, che ricorda l’argento e lo stagno, si amplia a un mondo infinito di colori e finiture attraverso l’anodizzazione. Il suo nome scientifico “AI-13” potrebbe essere quello di un robot di un film di fantascienza e si adatta perfettamente a questo metallo sorprendente. Un punto importante, con l’accresciuta consapevolezza delle sfide imposte dalla sostenibilità, è dato dal fatto che l’alluminio, come il vetro, è un materiale il cui riciclo è senza fine. La domanda è: come raggiungere un livello di riuso prossimo al 100%? Non è solo responsabilità individuale dei consumatori, ma la missione delle industrie, designer e marche è di sviluppare prodotti dove alluminio, plastica e vetro siano facilmente separati. La riproposta da parte di Reboul-Aptar dell’astuccio per rossetto con meccanismo senza plastica è un buon esempio. Anche le condizioni di estrazione della bauxite, che contiene l’alluminio, i residui fangosi rossi, i solventi e il corretto trattamento dei bagni di anodizzazione sono essenziali in questa ricerca della sostenibilità.
Ha mai utilizzato l’alluminio nei suoi progetti di packaging per profumi?
Thierry de Baschmakoff — Ho iniziato molto presto a lavorare con l’alluminio. Amo questo materiale. Lo utilizzo in diversi modi di produzione: il processo di stampaggio, o la tornitura. Ho persino provato l’alluminio pressofuso. Uno dei miei primi oggetti in alluminio, progettato per Van Cleef & Arpels, è stato un contenitore ricaricabile con parti cave, suppongo sia ancora oggi un pezzo molto sfidante da realizzare. Ho scelto l’alluminio anche per un sofisticatissimo set da viaggio quando ho lanciato “The Different Company”. Venne realizzato in un pezzo massiccio di alluminio usando il sistema di tornitura e il risultato fu degno di nota a quel tempo. Naturalmente il costo risultò molto elevato per via del processo di produzione, ma il risultato è stato unico grazie al materiale in se stesso. In seguito ho usato l’alluminio in molti progetti, per Bulgari per la fragranza Black, abbinato alla gomma, si trattava di una proposta legata alla collezione di orologi Bulgari Aluminium, un altro interessante prodotto in alluminio. Più recentemente le chiusure per Carven e l’elemento in metallo della fragranza Bentley, e molti altri ancora.
Chafik Gasmi — Nei primi passi della mia carriera, quando ero il direttore artistico di Sephora, ho utilizzato l’alluminio come packaging per alcuni olii essenziali ed essenze floreali. La mia principale preoccupazione è reinventare e interrogare il presente stato del design in modo da progredire e di andare oltre. Per ora è molto difficile realizzare una bottiglia migliore di quella in alluminio. È il materiale definitivo. È così completo che diventa uno standard. L’alluminio è leggero, comprimibile, può essere piegato, è riciclabile e duraturo. Mi moglie ha creato Demain, un marchio cosmetico tutto naturale, organico ed eco-responsabile ed è stato naturale per noi usare l’alluminio per il packaging. L’alluminio è stato direttamente stampato e colorato. Abbiamo giocato con la sua proprietà riflettente. La leggerezza è un tema che mi guida. Quando è combinata con un’esperienza emotiva forte, che il lusso si propone di offrire, sono convinto che ci sono ancora quantità di possibilità da esplorare.
Jérôme Dinand — Noi utilizziamo sempre l’alluminio nel packaging per le fragranze. È un protagonista per le chiusure, gli spray e la struttura. Nella seconda metà del ventesimo secolo, l’alluminio gradualmente ha rimpiazzato gli altri metalli usati per la sovracapsula, il tappo a vite e le custodie di metallo. Ha avuto anche un importante ruolo nel decorare il collo della bottiglia in vetro del profumo che si versa (nascondendo in particolare la molatura) e fissando i riduttori delle bottiglie a spruzzo per i dopobarba maschili. Come materiale abbordabile, con un’eccellente tolleranza dimensionale, è diventato anche l’elemento perfetto per pompe (azionatore, aggraffatura, parti filettate). Pompe, chiusure e anelli sono spesso personalizzati usando l’incisione, la goffratura, sistemi particolari di chiusura e apertura. Abbiamo notato un continuo incremento dell’uso di calamite inserite nella chiusura in alluminio. Un altro importante mercato è quello delle lattine in alluminio, aerosol o spray naturali per prodotti per capelli, deodoranti, profumi e fragranze per la casa. La più conveniente e sostenibile soluzione per chiusure resta il coperchio triangolato in alluminio, lo stesso che si usa per i tester nei laboratori di profumi. Semplice, senza plastica all’interno, un solo pezzo di alluminio che si adatta alla pompa, o al collo della bottiglia, grazie alla sua sezione triangolare.
Pensa che le proprietà espressive e creative dell’alluminio siano state pienamente esplorate?
Thierry de Baschmakoff — L’interesse per l’alluminio è riposto anche nelle finiture di colore che sono illimitate, i trattamenti sulla superficie sono altrettanto vasti. Al tatto è unico e il peso anche, è il solo materiale che può essere riciclato al 100% così come è, questo è un punto cruciale per il futuro. Possiamo sicuramente esplorare di più questo materiale, talvolta il processo produttivo è un problema, ma lo scopo di come interpretarlo ci aiuterà a fare progressi. Un nuovo processo come la stampa in 3D, che è oggi possibile, darebbe a questo materiale un’alternativa nella prototipazione e nelle forme complesse.
Jérôme Dinand — Ci sono continue innovazioni nell’imbutitura dell’alluminio per ottenere forme sofisticate e in rilievo, attraendo mercati che abitualmente utilizzavano la plastica, o lo zamac. Lo stesso si può dire dei colori e texture, vediamo laboratori di anodizzazione proporre nuove finiture, trame e sfumature di colori. Ci sono progressi anche nella stampa serigrafica e nella laccatura, mentre la tecnica ad acquaforte consente di realizzare dettagli incredibilmente fini sul metallo, ma il taglio e l’incisione laser hanno un ruolo speciale nel successo dell’alluminio oggi. Quando i limiti sono raggiunti in termini di complessità della forma, si va verso la plastica metallizzata sotto vuoto, o placcata, sebbene l’aspetto e la profondità di colore siano differenti. Zamac è un’altra alternativa di alto livello grazie al peso e alle possibilità di formatura, ma più costosa, meno precisa nella tolleranza dimensionale e con un processo di produzione più lento.
Chafik Gasmi — Questo materiale ha una duplice polarità. La sua impronta di carbonio è deplorevole, ma una volta prodotto, non costa nulla. Si potrebbero usare le quantità esistenti e lavorare con quelle. Per rispondere alla domanda, penso veramente che possiamo esplorare di più l’alluminio sia nel design, nell’ingegneria, o in architettura. Un tempo, al fine di costruire per durare, si costruiva in modo pesante e rigido. Il problema è quando diventa obsoleto, necessita di essere distrutto, perché viviamo in un mondo in continuo mutamento. Oggi, necessitiamo di costruire in modo leggero e flessibile al fine di perdurare nel tempo. L’alluminio è un materiale per le finiture, ma diventerà presto un materiale usato nella costruzione. Ultra leggerezza e ultra prestazioni sono i concetti chiave nella nostra modernità e l’alluminio ha qualità intrinseche per diventare un materiale per l’infrastruttura.
L’alluminio ama il freddo, potrebbe diventare un materiale cool?
Thierry de Baschmakoff — L’alluminio ama il freddo e anche il caldo con una buona resistenza alle alte temperature. L’alluminio è storicamente usato nell’industria chimica da tantissimo tempo e specialmente per le fragranze con il noto “estagnon” (bidone cilindrico, ndr) prodotto a Grasse, che protegge i diversi olii e profumi dal caldo e dalla luce. Alluminio e profumi lavorano bene insieme e, da parte del design, c’è ancora molto da fare. Il solo difetto di questo materiale è la bassa resistenza agli urti nel caso del processo di stampaggio. È comunque un materiale liscio al tatto.
Jérôme Dinand — L’alluminio sembra più fresco che gelido e all’improvviso, riscaldato con l’anodizzazione, diventa arancione, rosso con un tocco satinato o vellutato/gommoso. Circa l’essere un materiale “cool”, i laboratori e le case profumiere sono state fra le prima a usare contenitori in alluminio per tenere il prodotto al freddo, protetto dalla luce solare e dall’aria. Oli essenziali come la lavanda e il geranio erano riposti in contenitori chiamate estagnon (originalmente in rame o stagno e poi in alluminio). Le proprietà dell’alluminio e i progressi tecnici logicamente finiscono nelle nostre bevande quotidiane. Tuttavia le lattine devono avere un trattamento interno per non interferire con il liquido. Diverse bevande gassate e gli ingredienti aromatici possono essere corrosivi persino per l’alluminio.
Chafik Gasmi — Può essere un po’ di entrambe. L’impatto veramente positivo che l’alluminio ha in riferimento alle bottiglie di profumo è che nasconde la luce con la sua opacità, mantenendo il profumo intatto per un lungo periodo. Tuttavia la sua opacità ha un impatto negativo, non è trasparente. Colore e trasparenza sono valori cardine nella profumeria. Per me prodotti per la cura della pelle e creme sono associati con la gioielleria in metallo (quindi il packaging in alluminio opaco), mentre il profumo è associato con i diamanti (quindi con la trasparenza brillante). Ovviamente questi sono codici comportamentali che possono essere ribaltati per venire incontro a una nuova comunità che preferisce la radicalità del metallo rispetto allo standard della trasparenza del vetro. Ora che ne parla, posso vedere una bottiglia di Idôle totalmente in alluminio. Ha senso per me.
—Jérôme Dinand
Ha studiato letteratura, filosofia e giapponese prima di iniziare la sua carriera di packaging designer nel 1983. L’arte e l’illustrazione sono le sue principali fonti di ispirazione e crede che innovazione, attrattività visuale e qualità dei materiali siano fondamentali per il successo di un packaging. Dopo una dozzina anni nell’agenzia di famiglia, ha creato la propria, “J.D.”, nel 1995. Ha disegnato oltre 100 bottiglie di profumo in 15 Paesi, collaborando con i maggiori gruppi cosmetici e famosi stilisti. Jérôme Dinand tiene corsi, presso la Jian Qiao University di Shangai, sul tema delle fragranze e del packaging. Il figlio Jules dopo gli studi in architettura, collabora ora in “J.D.”.
—Thierry de Baschmakoff
Nasce a Grasse, la città francese ad alta densità di profumi e “nez”, ma le origini sono sparpagliate per tutta Europa. Una formazione ingegneristica alla prestigiosa scuola Les Arts et Métiers e la volontà di costruire un proprio individuale e unico percorso nel design. L’incontro con Bulgari e la decennale collaborazione che ne segue sono un’esperienza di grande intensità, ma Thierry pone la sua firma anche su oltre 6000 progetti in quasi 4 decenni di lavoro, toccando tanti settori diversi, materiali e tecniche produttive. Un legame comune? Almeno due: il lusso e la bellezza duratura.
—Chafik Gasmi
È architetto e industrial designer. I suoi inizi sono nel design dei mobili dove ha conseguito diversi importanti riconoscimenti. Si è poi occupato di Sephora per cui ha svolto il ruolo di direttore artistico seguendo anche lo sviluppo concettuale del brand. Ha lavorato in seguito per storici brand come Kenzo, Bulgari, Baccarat, Fendi Casa, Lancôme, ma anche per importanti commesse come la creazione del Museo d’Arte Moderna del Mondo Arabo ad Algeri. La sua attività nel design e nell’architettura è cresciuta nel tempo e il suo studio ha aperto sedi in Marocco e Portogallo. La sua ultima realizzazione è il flacone di profumo Idôle premiata con il Forme de Luxe Award.