Cosa rende un accessorio moda veramente “di valore”? Un tempo era principalmente la materia prima, la pelle, lavorata e decorata con metodi tradizionali. Ma nuovi approcci – anche etici – e nuove tecnologie hanno creato un mercato di accessori di pregio su PVC e pelle sintetica, complice la stampa digitale che si allea con l’espressione artistica. Molte collezioni esclusive nascono così: ne abbiamo parlato con Canon Italia, Bagful, Pattern Thetravellovebag, ScarletVirgo e gli illustratori Andrea Tarella e Debora “Senz’h” Giudici.
Di Roberta Ragona | Su PRINTlovers 95
Bagful
Il progetto nasce come esercizio creativo 100% Made In Venice a sostegno di Disability Friendly, un’attività di sensibilizzazione e inclusione sui temi della disabilità motoria e cognitiva radicato nel territorio veneto e portato avanti da Famiglie e Abilità e Oltre Il Muro.
JJamapa
La collezione di borse realizzata tramite le tecnologie di stampa Canon riproduce le opere realizzate con tecnica a smalto di Pasquale Nasta, artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. La prima tiratura di circa 500 pezzi è stata commercializzata come capsule collection nei grandi magazzini Selfridges.
ScarletVirgo
Il brand nasce nel 2010 da Céline Claire e Federico Gastaldi. Entrambi provenienti da percorsi artistici, la loro ricerca nell’ambito della pelletteria comincia inizialmente da un lavoro sul recupero di eccedenze tessili e di magazzino, per poi focalizzarsi su accessori realizzati artigianalmente con materiali ad alta resistenza e tessuti d’artista disegnati in esclusiva per ScarletVirgo.
Pattern Thetravellovebag
Il marchio è nato a Bergamo nel 2016. Tutte le borse sono realizzate in pelle sintetica decorate con soggetti legati ai viaggi, rappresentati attraverso pattern raffiguranti elementi significativi del luogo. Ogni borsa è accompagnata da una breve storia che rievoca il ricordo del viaggio.
Tod’s Isetan Capsule Collection
La capsule collection Tod’s disegnata da Andrea Tarella è stata realizzata per il centro commerciale Isetan Shinjuku di Tokyo. Una collezione legata esclusivamente a quel luogo e acquistabile solo al suo interno.
La tecnologia e la lingua vanno a due velocità diverse: parlare di “pelletteria” nel senso di “l’insieme di oggetti, soprattutto di quelli che costituiscono accessorî dell’abbigliamento, come borsette, cinture, guanti, ornamenti varî” in questo momento non significa più parlare solo di pelle naturale lavorata. Pvc e pelle sintetica a partire da tessuti naturali o sintetici spalmati con polimeri, sono il supporto per capsule collection ricercate affidate all’estro di illustratori e artisti visivi, realizzate sfruttando le potenzialità della stampa digitale diretta.
Ma quali fattori hanno contribuito a questo cambiamento? Innanzitutto la concezione del pubblico, come fa notare Matteo Dittadi, responsabile progettazione di Smartmix, l’agenzia dietro il progetto Bagful: «È cambiato il modo in cui vengono considerati i materiali: da parte del consumatore c’è una attenzione maggiore al design e all’innovazione anche con materiali di partenza non “nobili”. Il valore aggiunto lo dà la progettazione, la stampa e le finiture. In questo cambiamento ha inciso moltissimo la maggiore accessibilità di strumenti per la stampa online, che ha messo a disposizione di un bacino di creativi le competenze che una volta erano limitate al settore industriale delle arti grafiche. Il confine tra la produzione industriale e l’homemade è diventato più una questione di tirature che di tecnologie».
Paolo Organo, Product Business Developer LFG&TDS di Canon Italia, racconta come il perfezionamento di materiali e tecnologie di stampa inneschi un feedback reciproco di innovazione: «Per Canon il progetto Jjamapa è iniziato due anni fa in collaborazione con un produttore di pelle sintetica. A partire da uno dei suoi supporti – una mescola poliuretanica spalmata su ordito in tessuto di cotone e poliestere – siamo arrivati a una gamma di cinque materiali con finiture diverse ottimizzati per i device di stampa Colorado UVgel. I materiali hanno superato i test abrasione di riferimento per il mercato, mostrando una resistenza significativa al deterioramento, senza dover applicare uno strato protettivo on top, con notevole risparmio in termini di tempi di produzione. Al momento sono pensati per il mercato principale della stampa digitale diretta – il fashion in primo luogo – ma allargheremo a breve la gamma al settore arredo/contract, con un occhio attento verso nuove opportunità nel settore nautico».
E proprio i materiali realizzati per i rivestimenti nei settori nautico e automotive sono la materia prima da cui nascono le borse ScarletVirgo, in abbinamento coi tessuti d’artista realizzati appositamente per il brand. Spiegano Céline Claire e Federico Gastaldi, fondatrice e fondatore: «Noi lavoriamo con pelle sintetica di produzione italiana realizzata per uso in ambito automobilistico e nautico: ha delle caratteristiche di altissima resistenza, ed è trattata per essere idrorepellente e ignifuga. Per la stampa ci affidiamo a GLM Printing Textile, un laboratorio di fiducia nel comasco. Tendiamo a usare con prudenza la parola “sostenibile”, ma l’impronta dei nostri prodotti è una considerazione fondamentale nel lavoro. Cerchiamo di realizzare borse e accessori che durino nel tempo, e anche le collaborazioni d’artista che portiamo avanti da più di cinque anni sono parte integrante della stessa filosofia: quando il prodotto ha qualcosa da raccontare i clienti tendono a prendersene maggiormente cura e far durare i propri acquisti».
Lo dimostra anche Sigilli Ancestrali, la capsule collection più recente di ScarletVirgo, disegnata dall’illustratrice Debora Giudici, in arte Senz’h: «Quando si tratta di una collezione illustrata la sintonia tra artista e progetto è fondamentale, perché a differenza di un lavoro di comunicazione più classico, la possibilità di esplorare temi e linguaggi personali si traduce in una forza espressiva a cui le persone rispondono». E per trasporre in maniera fedele questa forza dalle tavole ai prodotti è importante trovare i materiali giusti, come commenta Federico Gastaldi: «Realizziamo delle tirature di prova su cui studiare gli abbinamenti tra tessuto e pelle sintetica, anche giocando sulle dimensioni dei pattern: è un momento fondamentale per trovare il giusto supporto, a seconda della lucidità del materiale, della texture e dell’assorbimento di inchiostro».
Ma quando si tratta di accessori d’artista, cosa gioca a favore della scelta di usare la stampa digitale, rispetto alle altre tecniche disponibili? Risponde Paolo Organo: «La possibilità di ripetere in maniera esatta le cromie e la resa finale è uno dei punti di forza della stampa digitale. Questo permette di fare tirature singole ridotte che semplificano la gestione del magazzino – specie quando parliamo di accessori d’artista, che di norma prevedono la realizzazione di un numero limitato di pezzi disponibili per un tempo limitato – ma mantenendo costante e immutato il livello di qualità dei prodotti».
Lo conferma anche Michela Fiorendi, fondatrice di Pattern Thetravelloeabag: «La stampa digitale ci consente di non dover fare eccessivo stoccaggio. Poter replicare i soggetti mantenendo la stessa resa estetica – in particolare grazie alla possibilità di fare stampa a tessuto piazzato – è fondamentale. Col piazzato i soggetti sono stampati in maniera tale da comparire in un punto determinato delle confezioni. In questo modo il posizionamento degli elementi è costante da una borsa all’altra, cosa che non avremmo potuto ottenere con una stampa a rotolo».
Ma chi è il target degli accessori d’artista? Matteo Dittadi dipinge un ritratto piuttosto preciso: «Il pubblico di questi prodotti è principalmente adulto, in particolare tra i 25 e 55 anni: adulti e giovani adulti, persone il cui gusto è meno legato alle mode e più alla ricerca di prodotti che rispondano sia alle loro esigenze pratiche che a un gusto personale che ha avuto tutto il tempo di affinarsi».
E quando si entra nell’ambito delle personalizzazioni la fascia d’età si amplia ulteriormente, fa notare Michela Fiorendi: «Sono spesso le figlie a regalare una borsa personalizzata alle proprie madri o alle nonne, o le madri stesse a gratificarsi con un regalo. Spesso il soggetto sono gli animali domestici, per cui l’articolo stampato non è più solo un accessorio ma diventa parte del proprio mondo emotivo e di affetti. Questo tipo di pubblico è disposto ad aspettare, perché il valore dell’oggetto non è la gratificazione immediata ma un acquisto che lo accompagnerà negli anni. Capita spesso che le clienti ordinino soggetti legati a un viaggio specifico prima di partire per quella stessa destinazione: si sentono parte di una comunità di persone accomunate da un certo tipo di sensibilità».
Si tratta spesso quindi di un tipo di acquisto legato all’aspetto valoriale dei propri consumi, che si traduce in pensiero progettuale, come spiega Céline Claire: «La customizzazione dei prodotti è parte della stessa idea di oggetti che devono durare: nel nostro negozio, Casa Madre, è possibile personalizzare i prodotti scegliendo da tutto il campionario di forme, colori, abbinamenti e tessuti, e offriamo un servizio post vendita pressoché illimitato. Usando pelli sintetiche molto resistenti e sostituendo le parti in tessuto le borse possono avere una vita lunghissima. Questo rispetto per il materiale comincia in fase di design, ragionando su come tagliare le pezze per ridurre al minimo gli scarti, anche in un’ottica di economia circolare. Al momento stiamo lavorando per il riutilizzo del materiale tessile sia delle fodere che degli sfridi con un’associazione che lavora con artigiane in Marocco per creare una linea di tappeti».
Nel settore degli accessori d’artista spesso il rapporto tra i prodotti e il contesto è pensato come un’esperienza totale, e il dialogo con l’allestimento comincia dai materiali. Paolo Organo sottolinea infatti come la pelle sintetica sia un materiale sempre più utilizzato nell’indoor, sia per le sue capacità fonoassorbenti che per la resa estetica d’impatto, che rafforza il legame tra setting e prodotto.
Per la capsule collection di Tod’s dedicata al pop up store di Isetan con le illustrazioni di Andrea Tarella trovare un linguaggio comune tra i prodotti e l’allestimento site specific è stato un punto cardine: «Il progetto con Tod’s è iniziato per celebrare l’anniversario della Holly Bag, una delle borse più iconiche del marchio. L’idea era di ripercorrere la storia della borsa attraverso un video animato realizzato tramite illustrazioni dallo stile surreale. Il lavoro è proseguito per lo spazio Isetan Shinjuku, la cui particolarità è che tutti i pop-up store devono proporre una collezione legata esclusivamente a quello luogo e acquistabile solo al suo interno. Trattandosi di una collezione estiva ho elaborato una serie di design che poi sono stati riprodotti sugli accessori, nell’allestimento del negozio in un’unica immagine applicata in wrap around a tutto lo stand, sino alle vetrine e alla comunicazione».
Tarella trova che questo dialogo tra un supporto e l’altro si rifletta anche a livello di concezione progettuale: «C’è molto pensiero modulare quando si lavora su progetti simili. Per me è parte integrante del flusso di lavoro: disegno ogni elemento a mano, separatamente, perché possa essere scomposta sui vari supporti senza perdere forza espressiva».
E con l’avvento dei neomateriali sostenibili, sono sempre più numerosi i produttori di accessori d’alta gamma che propongono collezioni stampate realizzate in vegan leather ricavata da materie prime vegetali: una tela bianca per gli artisti ricavata da funghi, ananas, bucce di mela e fibre di cactus. Chissà che non possa diventare anch’essa una fonte di ispirazione.